GLI ARTICOLI SU MONTEPIANO
Anno 5 - Numero 57
QUAND A SRED'L AVEN NOTA
"Quando a Ceretolo scende la notte",
omaggio a Ugo e Bruno Ugolotti, cantori del paese del tempo che fu...
di Rosina Trombi
Sopra: il "Palazzo" del paese costeggiato dal fìume Enza.
E' stata una bella serata quella di giovedì 19 luglio scorso. nella corre Ugolotti di ''Ceretolo.
Vi si erano dati appuntamento molti Ceretolesi, amici e simpatizzanti, per ricordare e onorare, anche attraverso la lettura di alcune loro opere, i due cittadini forse più illustri del paese, Ugo e Bruno Ugolotti, padre e figlio, accomunati dalla passione per la scrittura - il primo in versi, l'altro in prosa - e dalla dura esperienza dell'esilio, intrapreso insieme nel 1947 nel lontano Perù.
Nati il padre a Parma e il figlio a Modena, ma fortemente legati a Ceretolo perché rispettivamente figlio e nipote di Caterina Dalla Casa, qui nata e residente, trascorrevano abitualmente lunghi periodi al paese d'origine, tanto da farne il principale protagonista, nei suoi diversi aspetti, della loro produzione letteraria, prevalentemente in vernacolo.
Ugo Ugolotti (1888 -1966), giornalisra a Parma, scrisse e pubblicò quattro raccolte di poesie, in un dialetto parmigiano "contaminato" da termini e suoni mutuari dal luogo dell'infanzia e delle vacanze. Bruno (1921-2003) pubblicò diverse opere in prosa, tra cui Il torrente: dal giornale di uno sbandato scarurito dalla sua esperienza di Partigiano, pure condivisa col padre e ancora II fascismo e í suoí sogni, "La sala degli specchi", la trilogia La Gíovinezza, La maturità, La terza età, ancora inedita.
Raccontò inoltre nella raccolta I racconti del Feudo le leggende che gli narrava uno zio di Ceretolo, rievocate con grande partecipazione emotiva e con una specie di sofferta nostalgia. Queste leggende sono state pubblicate di recente, per gentile concessione al Centro Studi Valli del Termina, da parte delle signore Eugenia Ugolotti - figlia di Ugo - e Laura Ugolotti _ figlia di Bruno - nel libro Tracce, fiabe di un tempo, edito dal Centro Studi stesso e di cui gia si è trattato nel numero di Novembre 2010 in questo stesso periodico.
La serata organizzata dal Centro Studi Valli del Termina col patrocinio del Comune di Neviano degli Arduini, è stata presentata dalla professoressa Elda Cotti, ceretolese per parte di madre, la signora Angela Dalla Casa.
E seguito un breve "excursus" sulla storia del paese, presentato dal presidente del Centro Studi, ingegner Pier Luigi Sassi, di cui diamo un breve riassunto.
Il paese è di origini molto antiche, come attesta un atto di vendita del 1027, relativo alla cessione di un appezzamento di terreno, da parte di un certo Adamo, a Rimberto di Viliniano (Lemignano) "in loco qui dicitur Ceritulo".
E la presenza del fiume è stata palpabile anche durante la serata che stiamo rievocando, anche se la plolungata siccità lo aveva costretto al silenzio. Tra le poesie di cui è stata data lettura, tutte ispirate a significative presenze dell'Autore, e tali da suscitare stati d'animo ed emozioni del tutto condivisibili, ne sono state scelte due, con protagonisti del paese, vivi ancora nella memoria dei meno giovani. (Le proponiamo con una traduzione, sia pur imperfetta, perché certamente non tutti conoscono il dialetto parmigiano).
Ecco la prima che, renera e delicata, si intitola:
IDILLI
Oooh!
Oooh!
al ghe sbraiäva lu da la "Rampäda".
le gridava lui dalla Rampàda (gruppo di case del paese).
Oooh!
Oooh!
La gh'rispondeva lè de dlà'l torent.
Rispondeva lei di là dal torrente.
Mo quand i s'inconträven, lu'l tazeva
Ma quando si incontravano, lui taceva
Lè la s'guardäva'l man sensa dir gnent.
Lei si fissava ie mani senza dire niente.
Epur i s'vreven ben fin da la sira
Eppure si volevano bene fin dalla sera
ch'i s'eren catè int l'ära a scartociär
in cui si erano incontrati sull'aia a spannocchiare
e' l l'äva tgnuda sotta la so mira
e aveva continuato a fissarla
quand gh'era'na gran lon'na a färegh ciär.
quando c'era una gran luna a fargli chiaro.
Mo 'l dì dla sägra, dopa la fonsion,
Ma il giorno della sagra, dopo la funzione,
ch'l'andäva a ca', vestida da la festa,
mentre lei andava a casa, vestita a festa,
al s'fa corag e là, taca al porton,
si fa coraggio e là presso il portone,
al gh'va davanti e'l diz : "Che bela vesta!".
le si para davanti e le dice: "Che bel vestito!".
Lè, tutt'confusa, la resta in du pè,
Lei, tutta confusa, rimane su due piedi,
la dventa rossa in facia e, lì pär lì
diventa rossa in viso e, lì per lì,
"An tì - la diz - at gh'è 'n gran bel zilè".
'Anche tu - dice - hai un gran bel panciotto".
Intant, con joc, la g'ha za ditt äd sì.
Intanto, con lo sguardo, gli ha già detto di sì.
La seconda, sempre incentrata su un rapporto di coppia ma dopo il matrimonio, quando timidezza e ritrosia sono, finalmente!, superate, è gradevole per il tono ironico e giocoso ed è stata senz'altro più gradita al pubblico femminile. Si intitola:
A queste si sono aggiunte, nei decenni scorsi, alcune ville di Ceretolesi che, costretti a vivere lontani per motivi diversi - spesso per lavoro - tornano non appena possibile al loro amato, indimenticato paese.
E stato così anche per i nostri due scrittori: Parma, dove, come abbiamo detto, entrambi erano vissuti, e Ceretolo, luogo delle radici, degli affetti, dei ricordi e dei sogni giovanili, sono sempre presenti nei loro scritti, a dispetto della lontananza forzata, per lavoro o per studio, o a causa della guerra, oppure semplicemente per le esigenze e i casi della vita.
Il fiume Enza, per esempio, ricorre molto spesso sia nelle poesie di Ugo, sia nelle leggende di Bruno: La canta l'Enza, in meza 'l vidzi e ai sass (canta l'Enza in mezzo ai vimini dei salici e ai sassi)... Così inizia la poesia Quand a Sred'l a ven nota (Quando a Ceretolo scende la notte); e in uno dei racconti di Bruno "All'improvviso atpparve una fiamma sul greto del torrente (...) il lume, o la fiamma, cominciò a correre lungo il greto con una uelocità che superava di gran lunga quella di un cavallo da corsa".
Alcuni cenni compaiono in una vendita successiva fatta da Ingenzone della villa di Gazzano e Vitale di Montechiarugolo al chierico Bernardo di Capodiponte, di alcune terre poste a Ceretolo. Un'ulteriore citazione del paese si trova in un documento del 1480, quando esso si ribellò, insieme ad altre ville, al Comune di Parma, su incitamento del Duca di Modena.
All'atto della soppressione dei Feudi, il villaggio era di proprietà di Casa Liberati.
Sede del Feudatario locale era un imponente edificio detto ancor oggi "Il Palazzo", già dimora di Alessandro Della Casa, primo conte di Ceretolo, poi, appunto, dei Liberati.
Oggi il Palazzo è di proprietà dei signori Agostini che vi abirano nei mesi estivi.
Per quanto attiene agli edifici di culto, la prima Cappella - dipendente dalla pieve di Sasso - è menzionata nelle pergamene del 1230 e del 1299 e nell'estimo del 1354.
Nel Registro del 1493 si ha notizia che titolare della Cappella è San Prospero, menrre nel 1508 essa risulta già Parrocchia.
L'antico Oratorio, ricostruito nell'anno precedente (1507) ha subito alcuni importanti restauri nei secoli successivi; nel l89l è stato innalzato il campanile, che ha avuto il suo concerto di campane nel 1915.
L'edificio ha poi riportato gravi lesioni in seguito al terremoto del 1920 così che, sei anni dopo, si è iniziata la costruzione della chiesa attuale, ultimata soltanto nel 1946, che - insieme al Palazzo - sovrasta e domina l'abitato.
Le case si rincorrono ai due lati della strada provinciale che collega - con un ponte sull' Enza - la sponda sinistra del fiume, in territorio parmense, a quella destra, nel reggiano.
Sono ancora visibili, nelle vicinanze, i resti di un ponte di origine romana che, secondo la tradizione, costituiva un passaggio abituale per la Contessa Matilde, quando - da Canossa o Bianello - si recava a visitare le sue terre oltre il fiume. Alcune vecchie abitazioni sono situate ai piedi del monte Cerreto (m 800 s.l.m.), altre sembrano arrampicarsi sul fianco della montagna, altre ancora, sotto la sede stradale, digradano dolcemente verso il fiume.
TI CH'AT SI BAGNA
L'è drè gnir nota, a piova, e la Rosen
Si sta facendo notte, piove e la Rosen
la s'da da fär a mett'r a cuert al fen
si dà da fare per mettere al riparo il fieno
ch'l'era restè int al car a l'ora 'd sen'na.
che era rimasto sul carro all'ora di cena.
P'r an disturbär al so Tognett, povren'na
Per non disturbare il suo Tognett, poverina,
ch'al beva'l so scalfett quand l'ha magnè,
che beve il suo goccetto dopo mangiato,
ste lavor l'al pol fär anca da lè.
questo lavoro può farlo anche da sola.
Ma quand la torna, moia e sporca'd tera:
Ma quando torna, inzuppara e sporca di terra:
"Ti ch'at si bagna - 'l diz a la moiera -
"Tu che sei (già) bagnata - dice alla moglie ,
meta dent'r an j osvij ch'io lassè int l'ort".
metti al riparo anche gli attrezzi che ho lasciato nell'orto".
La Rosa, con pasiensa, p'r an fär tort
La Rosa, con pazienza, pel non far torto
in gnenta a so marì, la corra fora
in niente a suo marito, corre fuori
e la sbriga'l lavor int un quärt d'ora.
e sbriga il lavoro in un quarto d'ora.
La riva in ca', pu moia d'un poien.
Arriva in casa più bagnata di un pulcino.
Mo intant ch'lè drè a sugär's azven al camen:
Ma, mentre si sta asciugando vicino al camino:
"Za ch'at si bagna - 'gh diz al spös - va zò
"Giacchè sei bagnata - le dice lo sposo - va giù
ch'am son scordè la giubba sotta'l piò".
che ho dimenticato la giacca sotto il piò.
La Rosa la va indrè e col zachett
La Rosa torna indietro e con la giacca
la torna, da lì a poch, dal so Tognett.
ritorna di lì a poco dal suo Tognett.
Mo la n'è miga fnida. "Ormäi't si bagna,
Ma non è finita. "Ormai sei bagnata,
va a matter sotta 'l portegh cla cavagna
va a mettere sotto al portico la cesta
ch'j ho lassè in fonda a l'ära col melgon.
che ho lasciato in fondo all'aia col granoturco".
Mo la Rosen ch 'l'agh n'à pien i mincion
Ma la Rosen che ne ha piene... le scatole.
"Aspetta 'n po' - la diz - ch'at rang'rò mi".
'Aspetta un po'- dice - che ti merro a posto io".
E la va zò e intant che so marì
E scende e mentre suo marito
al s'rinfresca la gola tutt da lu,
si rinfresca la gola tutto solo,
con un caldaren d'aqua la ven su.
risale con un secchio d'acqua.
E po', sensa fiatär, la gh'al strabucca,
E poi, senza fiatare, glielo versa,
infinna a l'ultim goss, sora la succa.
fino all'ultima goccia, sulla "zucca".
"E adess - l'"gh diz - ch'at si pu bagn che mi,
"E adesso - gli dice - che sei più bagnato di me,
adess, al me gingen, movet mo ti".
adesso, mio bel gingillo, muoviti un po' tu".
Conclusione
Il pubblico ha seguito con grande arrenzione e genuino interesse la lettura, accompagnata dalla proiezione di immagini significative del paese e dei suoi abitanti, e molti hanno espresso considerazioni assai puntuali sui cambiamenti del paese, della mentalità e dello stile, oltre che dei rapporti interpersonali che si sono verificati - qui come dappertutto - in un periodo di tempo relativamente breve.
La serata, molto sentita e partecipata, si è conclusa con un ricco "buffet" predisposto ed offerto, con la consueta generosità, dagli abitanti di Ceretolo.
A lato: ll presidente del Centro Studi Valli del Termina, lng. Pier Luigi Sassi.
Sopra: La bella Corte Ugolotti ai giorni nostri.
A lato: La professoressa Rosina Trombi legge e commenta i testi di Ugo e Bruno Ugolotti.
Sotto: Corte Ugolotti anni 20 del secolo scorso: sulla destra alcuni componenti della famiglia Ugolotti.
"Le case si rincorrono ai due lati della strada provinciale che collega - con un ponte sull' Enza - la sponda sinistra del fiume, in territorio parmense, a quella destra, nel reggiano".
"Ugo e bruno Ugolotti erano vissuti a Ceretolo, luogo delle radici, degli affetti, dei ricordi e dei sogni giovanili. Il paese è sempre presente nei loro scritti, a dispetto della lontananza forzata, per lavoro o per studio, o acausa della guerra, oppure semplicemente per le esigenze e i casi della vita".