GLI ARTICOLI SU MONTEPIANO
Anno 5 - Numero 55
PALANZANO: UNA DIFFICILE CONVIVENZA
L'Amministrazione democratica e i rapporti con la popolazione
di Mario Rinaldi
Nell'estate 1944, superato lo choc del grande rastrellamento nazifascista, Palanzano si trova nell'esigenza di dover convivere, seppure obtorto collo, con le sempre più invasive bande partigiane che fin dal mese di marzo operano nel suo territorio. In quel tempo le bande sono cinque, si chiamano Distaccamenti, e sono il Griffit, il Nadotti, il Buraldi, il Cavestro e lo Zinelli, con l'aggiunta, più in alto, nel comune di Monchio, del gruppo delle Fiamme Verdi, e tutte si muovono, chi più chi meno, senza la preoccupazione di doversi fare apprezzare per quel che doveuano essere, ossia un esercito di libertà e di liberazione, ma al contrario, dando di sé segnali che in quel momento, data l'incertezza di ogni cosa, potevano essere percepiti come il caos di ogni cosa, meglio dire di un disordine senza capo e senza coda. Anche senza precedenti. E in quel marasma di percezioni la maleducazione dei pochi diventa le paure di tutti e perdipiù uomini sconosciuti che la radio fascista e i manifesti governativi indicavano come ribelli e traditori sono di fatto i padroni del territorio. Un minimo miglioramento comincia a farsi sentire a partire da maggio, dopo che un distaccamento reggiano, il Don Pasquino, da poco aveva attraversato l'Enza, aveva disarmato i carabinieri di Selvanizza e messo fuori uso, il colpo fu audace, la fabbrica del tannino di Selvanizza che i tedeschi presidiavano con particolare attenzione perché il tannino serviva all'industria tedesca. E a quel punto i distaccamenti diventano sei. A tessere i rapporti, in loco, per quanto possibile, sono Ennio Bogliani, maggiore degli alpini, uomo di sicuro affidamento e da tutti conosciuto, Giuseppe Zucchellini, direttore della centrale di Isola nonché padre di Aldo (Aldo, sergente alpino e fresco reduce dalla Russia, comandava col nome di Ivan il Distaccamento Nadotti, una delle sei bande) e più in basso, a Ranzano, Nestore Bodria, anchegli molto conosciuto, ex alpino, che col nome di Vasco comandava il distaccamento Cavestro. E non secondaria è la presenza di Bruno Bocconi, figlio dell'ufficiale postale di Lagrimone, che nell'Azione Cattolica riesce a dare orientamento a diversi giovani della parrocchia. In quelle settimane sono frequenti i conportamenti sconsiderati, a volte collettivi, a volte singoli, dovuti in parte a gruppi di ladri che bussano di notte dicendo siamo partigiani, e in parte a certe formazioni reggiane che di tanto in tanto passano I'Enza per trovare cibo e vettovagliamento ritenendo, forse, che a Palanzano e a Monchio la povertà potesse essere meno dura che da loro. Nel mese di giugno poi, in virtù dell'efficace tessitura del maggiore Bogliani, i partiti antifascisti, meglio dire le singole figure di certi antifascisti, formano il CNL (Comitato di Libelazione Nazionale) che così risulta composto: Bogliani Ennio (Pci)-Leoni Ilario (pci) -Orsini dr. Silvio (Psi)-Pini Oreste (psi)-Maggiali Luigi (Dc)-Boraschi Domenico (Dc)-Agostino dr. Gianpietro (Dc)-Zucchellini Giuseppe (Dc) e in autunno, in accordo con la Brigata, il CLN insedia I'Amministrazione comunale con Sindaco, Giunta e Consiglio. Questa la delibera datata 11 orobre 1944:
Funge da segretario il signor Merighi Paolino - segretario comunale. Il Comitato stesso, sentiti i pareri concordi dei membri ha deliberato quanto segue: Punto n. 1° - Nomina della Giunta provviosoria comunale:
1) Maggiali Luigi - Sindaco
2) Boraschi Domenico - Assessore anziano
3) Bogliani Tommaso - Istruzione e Lavori pubblici
4) Agostini dr. Giampietro - Annonaria - Zootecnica - Agricoltura
5) Ferrali Francesco - Finanze
6) Bimbi Giuseppe - Supplente
7) Bodria Agostino - Supplente.
Punto 2° - Nomina dei componenti il Consiglio comu-nale:
1) Ilari Francesco- Valceca 2) Volpi Dino - Nirone
3) Corazzi Paolo - Vairo
4) Bodria Agostino - Ranzano
5) Bodria Bemardo - Ruzzano
6) Belmesseri Vincenzo - Caneto
7) Bini Francesco - Pratopiano
8) Ferrari Andrea - Lalatta
9) Ferrari Martino - Zibana
10) Fattori Giovanni - Palanzano
11) Bimbi Giuseppe - Trevignano
12) Boraschi Alfonso - Palanzano
13) Zucchelli Giuseppe - Isola.
Nomina della Commissione Agricola-Zootecnica cerealicola nelle persone dei sigg. Zini dr. Pietro - Fattori Giovanni - Bodria Agostino - Boraschi Alfonso.
Particolare da segnalare: il sindaco Luigi Maggiali, persona molto utile in quel momento, anche stimata, segnalato e sostenuto dal CNL e dalla Brigata, è nientemeno che l'ex podestà e il Comrnissario prefettizio in carica. Subito dopo comincia a prender piede nella popolazione la necessità di avere riferimenti certi e da CNL, Sindaco e Brigata le risposte cominciano a arrivare. Diversi razziatori sono catturati e severamente puniti e più efficacia hanno gli appelli della missione inglese che rivendica la disciplina come
prima condizione per fornire armi e qualsiasi altra cosa ai parrigiani. Anche i contatti di Boglianisi fanno più intensi che per parlare di disciplina ai Distaccamenti va a trovarli dove sono, anche sul monte Faggeto. Il malessere però stenta a dar segni di cedimento perché non passa giorno che non ci sia qualche grana da risolvere. A dar lena all'ambaradam sono gli uornini del Griffit, distaccanento interamente composto da giovani della città, che in data 22.10.44 il comando della Brigata segnala al Comando Unico come una massa turbolenta e soprattutto non almbientata nella montagna e che dopo qualche settimana sarà costretto a sciogliere perché non più tollerabile nei comportamenti.
Questa è la lettera che il maggiore Bogliani, in qualità di presidente del CNL, invia in data l3 ottobre al comando della Brigata: Per gli opportuni provvedintenti informo codesto Comando che il giorno 11 del corrente mese il distaccantento Grffit proveniente dalla zona di operazioni si trasferiva in questo Capoluogo e provvedeva senza interpellare nessuno all'occupazione di tutti i locali del Municipio escluso quello adibito allo Stato Civile. I componenti del distaccamento in parola hanno subito iniziato il saccheggio di tutti gli uffici contunali scassinando le porte dei cassetti e dei mobili esistenti, devastando in particolar modo gli uffici dell'annonaria e dell'Archivio. Nessun metodo di logica persuasiva è valso a far comprendera agli invasori l'inutilità di tale occupazione per cui gli uffici comunali sono rimasti inoperosi sino tutto il giorno 14, intralciando in tal modo i lavori che la Giunta Comunale provvisoria, di recente costituitasi, si prefiggeva di svolgere per risolvere i non facili ed urgenti compiti miranti l'antninistrazione comunale. A tal fine il sottoscritto elenca gli ogetti sottratti
onde codesto Comando voglia provvedere d'urgenza a farli restituire nel termine piu breve possibile. Elenco oggetti mancanti: 1 macchina da scrivere, 2 risme di carta da macchina, lire 72 tolte dal cassetto dell'impiegato Bocchi, diverse lantpadine elettriche, filo impianti d'illuminazione elettrica, s?erratura per porta.
E giusto ricordare che già a maggio il Municipio era stato invaso dagli uomini di un altro Distaccamento, lo Zinelli, che piuttosto alticci s'erano scagliati contro gl'impiegati e con ogni cosa fosse loro a portata di mano, mobili compresi. Per dare una spiegazione di quei comportamenti senza volerli giustificare, diciamo sociologica, sia dei ragazzi dello Zinelli che di quelli del Griffit, è bene aver presente che la guerra partigiana dei primi mesi, quella che va da marzo a settembre, era vissuta col sentimento di una libertà senza regole, meglio dire liberatoria, anche anarchica, e che il fascismo, cioè il potere da abbattere , era da molti visto, o immaginato, come il vistoso insieme di tutti quei simboli che nelle città erano l'orbace delle divise, i gagliardetti delle adunate, la figura dei Podestà e tutte le medaglie dei gerarchi. Nei paesi di montagna, invece, dove l'orbace lo si vedeva solo di rado e il Podestà, uomo del posto, lo si poteva anche vedere all'osteria, figura conosciuta quindi, il simbolo da abbattere diventa il Municipio perché la sua facciata, i suoi muri e le sue stanze erano stati per vent'anni il simbolo locale del fascismo. E in quel contesto la sede municipale, per quel che era, a ottobre diventerà il Comune libero e democratico, s'impatta con la sempre ripetuta esigenza rivoluzionaria di abbattere più che di costruire e in mancanza d'altro diventa il simbolico richiamo al Palazzo d'Inverno dell'Ottobre russo e anche a una qualsiasi Bastiglia. Così sono sempre state le rivoluzioni che meglio sarebbe dire le furie rivoluzionarie. Ma a rendere problematici i rapporti, forse anche a impedirne lo sviluppo, non sono secondarie
le interferenze delle formazioni reggiane che a metà estate, abusando di un autorità che non potevano avere, mandano una lettera al "Podestà di Pallanzano" che nel tono e nella sostanza può anche essere letta come una intimidazione. Laccusa è grave. Dice la lettera ". .. invitate i paesani a pagare le tasse" e più avanti "noi consideriamo quest'atto come segno di solidarietà con le autorità nazi-fasciste" (la lettera è firmata dal comandante Sbafi e dal commissario Aldo della XII brigata Garibaldi). Precisiamo le cose: in quel tempo, la lettera è datata 17 luglio, in tutta la sponda parmense dell'Enza mancava l'autorità di una Brigata e conseguentemente l'interferenza poteva essere percepita come la volontà di imporre una sudditanza. Perplessità, dunque, e anche timori. Due settimane dopo, però, il 31 luglio, nasce la 47^ brigata Garibaldi e immediatamente la gestione di qualsiasi cosa, anche civile, passa nelle sue mani e a essere immediatamente affrontato è il rapporto con le formazioni reggiane. Sono due le lettere che documentano questo passaggio, entrambe firmate da Ilio, il Commissario della Brigata. La prima è del 19 agosto e riguarda nello specifico gli sconfinamenti del distaccamento F.lli Cervi che, afferma la lettera, "ha compiuto atti di razzia nella zona del monchiese" e la seconda, due giorni dopo, che riprende l'argomento delle tasse. I1 tono di quest'ultima dice in sostanza a quelli della Brigata reggiana "voi comandate a casa vostra" ma nello stesso tempo pone un problema politico in quanto sottolinea che i palanzanesi le tasse le devono pagare. Vi è in sostanza il confronto tra due posizioni tra loro opposte circa i doveri o meno dei cittadini verso la cosa pubblica, seppure in tempi di grande difficoltà. Dice la lettera: "poiché crediamo che ciò non sia un atto di solidarietà con le autorità nazifasciste, ed anzi sia un atto che soddisfa gli strati d?ella plpolazione, questo Comando ha deciso per i Comuni sotto il suo controllo che le tasse siano pagate". Segue, subito dopo, un appello ciclostilato rivolto al Popolo della montagna che denuncia la presenza dei profittatori, ovvero della borsa nera, motivo di grave disordine e generatore di pelicolosi risenrimenti. anche personali.
"Lavoratori, contadiní, commerciantí, agrícoltori di tutte le vallate dell'Enza, del Parma, del Cedra - dice l'appello - le giunte comunali del popolo sono al loro posto di lavoro nelle sedi Municipali dei uostri Comuni. ( ) Attraversiamo il più difficile periodo al quale la guerra ci doveva inevitabilmente portare. ( ) Vecchi e bambini sono senza pane e senza latte. Gli ammalati non hanno più medicinali e le nostre donne soffronoo la fame, vi sono degli esseri vigliacchi, dei traditori, che speculano su tanta miseria, arricchendosi su tanta sventura umana ( ) il prezzo del fumento è di lire 273 al quintale, al posto d'acquisto. A Monchio non è stato ancora possibile fissare il prezzo del trasporto perché alcuni speculatori, approfittatori del misero popolo, pretendono incoscientemente una cifra esagerata. Se ciò dovesse continuare denunceremo i nomi di questi esseri poco scrupolosi e se sarà necesszrio li priveremo dei beni accumulati con un sistema che non è nel nostro programma". La Brigata controlla a quel punto tutta la Valle (la parte parmense) e giorno dopo giorno, e fino alia Liberazione, i rapporti tra partigiani e popolazione vanno a normalizzarsi. Anzi, con l'ingresso nelle formazioni dei giovani locali i rapporti si fanno anche familiari.
Poi i mesi scorrono nell'inverno più duro di tutta la guerra, coi rastrellamenti quasi quotidiani, con le soventi puntate dei nazifascisti che passano l'Enza a Selvanizza, e con la sofferenza dell'intera Brigata che alla Liberazione conterà ben 105 caduti.
E il 25 aprile, giorno della Liberazione, tre interi Distaccamenti del 3° battaglione del Raggruppamento Guerriglieri della montagna sono composti interamente da giovani di Palanzano, comandanti compresi.
Questi sono: IL FERRARI (comandante Aramis - Ennio Torri/ Commissario D'Artagnan - Paolo Boraschi). IL FOLGORE (comandante Jan - Pietro Montali/ Commissario Falco - Fabio Bresciani). IL NADOTTI (comandante Smith - Giacomo
Ponticelli/ Commissario Aquila - Vittorio Bertoli). E l'alpino Vasco (Nestore Bodria)? Comanda il 2° battaglione del Raggruppamento guerriglieri della 143" Brigata Garibaldi (ex 47"). E i 22 ragazzi reggiani del distaccamento F.lli Cervi? Catturati dai nazifascisti nella notte del 17 novembre a Legoreccio di Vetto (un tradimento) e tutti fucilati il mattino del giorno dopo. E Aldo Zucchellini, il figlio di Giuseppe, che era appena tornato dalla Russia? Comandava col nome di Ivan la 47° brigata Garibaldi. È caduto nell'agguato dei 20 novembre al Ponte di Lugagnano. Medaglia d'argento al Valor Militare. E Bruno Bocconi, il giovane dell'Azione Cattolica che comandava col nome di Fulmine il distaccamento Sambuchi della 143" brigata Garibaldi (ex 47°)? Caduto a Ciano d'Enza il 10 aprile 1945. Medaglia d'oro al Valor Militare.
Sopra: Partigiani in una piazzetta di paese di Ubaldo Bertoli.
"Nel 1944 le bande partigiane che operano nel suo territorio sono cinque,.. ".
Ennio Bogliani, maggiore degli Alpini.
"Particolare da segnalare: il sindaco Luigi Maggiali, persona molto utile in quel momento, anche stimata, segnalato e sostenuto dal CNL e dalla Brigata, è nientemeno che l'ex podestà e il Comrnissario prefettizio in carica".
143° Brigata Garibaldi (ex 47°). Da sinistra: Giacomo Montali (Tarzan), Pietro Bernini (Athos), Pietro Folli (Pippo), Bernardo Boraschi (Porthos).
"L Brigata controlla a quel punto tutta la Valle (la parte parmense) e giorno dopo giorno, e fino alla Liberazione, i rapporti tra partigiani e popolazione vanno a normalizzarsi".