GLI ARTICOLI SU MONTEPIANO
Anno 5 - Numero 53
1944: PRIMI SEGNI DELL'INSORGENZA
PARTIGIANA IN VAL D'ENZA
Gli uomini del Distaccamento "Don pasquino" in azione a Vetto e a Ciano
di Mario Rinaldi

Il periodo di questo racconto è quello dell,inizio del giugno l944quando il distaccamento Don Pasquino, composto di rutti reggiani, si muoveva in val d'Enza per disarmare caserme presidi e per dare il segno che la guerra partigiana metteva radici.
L'autore di questo racconto è il leggendario William (Massimiliano Villa) che del don Pasquino era il comandante e che della 47a Brigata parmense, a partire da luglio, diverrà prima il vicecomandante e poi il comandante.
(...) Il.nosrro programma comprendeva una visita al presidio della milizia di Ciano d'Enza. Mandai Omer per raccogliere delle informazioni. L'azione doveva dimostrare che non avevamo paura di spingerci verso la pianura. Saremmo scesi il giorno dopo.
Quando Omer tornò fu necessario cambiare il programma perchè lui durante la missione aveva commesso l'imprudenza di compiere un,azione tutta personale conrro un milite fascista. Era accaduto a Ciano. Lo aveva disarmato poi era scapparo. Non era quindi consigliabile farci vedere il giorno dopo.
Al momento giusto scelsi due compagni che dovevano scendere a Ciano, tenersi fuori dal paese, e atendere l'arrivo di una donna del posto con la quale eravamo in contatto da tempo. E lei, siccome alcune staffette l'avevano avvertita, fu puntuale all'appuntamento che era alle nove. Se prima di quell'ora vi fosse stato qualche intoppo i due compagni avrebbero dovuto avvertire noi che eravamo a Cerezzola.
Tutto andò liscio e l'altro giorno ancora scendemmo a Ciano. A.lla casa del fascio c'erano cinque militi che si fecero disarmare senza resisrere. Trovammo documenti e tre divise tedesche. Una era da ufficiale.
C'erano anche cinque mitra e diverse altre armi. Prendemmo tutto. Finita l'operazione andammo al magazzino del Consorzio agrario, chiamammo la gente e furono molti quelli che rornarono a casa con qualche federa di frumenro. Per noi, sopra a un camion, caricammo alcuni sacchi e al gestore diedi una ricevura. Ormai si avvicinava l'alba e ripartimmo per Scalucchia.
La sera del giorno dopo apprendemmo che al mattino di quello stesso giorno a Ciano erano arrivati alcuni camion di tedeschi e di fascisti che però, di pomeriggio, se n'erano tornati a Reggio. Il pericolo di un rastrellamento era dunque scongiurato. Quello che invece non era scongiurato era il fastidio delle grane. Le grane erano quei problemi che quotidianamente dovevamo affrontare e anche risolvere. Tanto per fare un esempio: il mattino dopo il nosrro arrivo si presentò una donna e chiese di me. "Mi manda Formentini di Vedriano" disse. "Ha urgente bisogno di parlarle. Dice che si troverà oggi alle quattro sul Tassobio allo sbocco della mulattiera che cade sulla strada tra Scalucchia e Vedriano". Alla donna dissi che andava bene. A scanso di sorprese chiamai con me Franz, Mago e Smirt.
Formentini era un fascista che avevo visitato qualche giorno prima. Quando arrivammo all'appuntamento lui c'era già. "Mi dovete scusare se mi sono permesso" disse. "Non lo avrei fatto se ieri pomeriggio non mi fosse capitato quel che mi è capitato. Appena pochi giorni fa vi avevo dato la mia parola che avrei rispettato tutte le vostre disposizioni. Ebbene, ieri due partigiani sono entrati in casa rnia e senza alcun riguardo mi hanno imposto di dar loro da mangiare e da bere e hanno preteso anche dei soldi. Prima di ritirarsi mi hanno minacciato di morte se della loro visita ne avessi parlato con qualcuno". "Mi dica com'erano quei due individui" gli chiesi. "Uno molto giovane. Credo non abbia responsabilità. Era imbarazzato.
Laltro, più anziano e più alto, era quello che ha fatto tutto". Avevo già capito di chi si trattava. Erano la pattuglia che avevo mandato da quelle parti. Salutai Formentini. "Riavrà i suoi soldi e non succederà più" gli dissi. Durante il ritorno decidemmo di disarmare quei due compagni e di processarli alla presenza dell'intero Distaccamento.
Franz s'incaricò dell'arresto e quando tutto era pronto il Distaccamento si riunì. I due uomini erano al centro dell'aia legati a un palo distanti un metro l'uno dall'altro. In tutti vi era stupore. Era la prima volta che succedeva una cosa del genere. "Questi due compagni sono andati in una casa e si sono comportati da briganti. Hanno rubato e hanno screditato tutti noi" dissi.
Il più giovane, che del Don Pasquino faceva parte fin dall'inizio, scoppiò a piangere. "lo non c'entro, la colpa è sua". E raccontò che fu l'altro a voler entrare nella casa, lui lo aveva solo seguito. "Io i soldi non li ho voluti neanche vedere". Gli dissi di dire tutto. Il suo racconto coincideva con quello di Formentini e la sua estraneità era evidente. Lo feci slegare. Laltro ascoltava e guardava. Lo perquisimmo. In rasca aveva i soldi di Formentini. "Perché sei andato a rubare?" gli chiesi. "Perchè è un fascista" fu la risposta. "E tu cosa sei?" gli gridai in faccia e non seppi tratrenermi dal colpirlo con due schiaffi e Franz, che mi stava di fianco, lo colpì con un pugno. A quel punto non era più necessario continuare il processo. Quello che io avevo voluto ottenere era lì davanti a rutri. Non rimaneva che completare l'operazione. "Adesso te ne vai e non farti più vedere in questa zona". E questo fu il punto finale del processo. Tutti guardavano quel ladruncolo che si allontanava a testa bassa e l'orgoglio di essere onesti cominciava a prender piede nel Distaccamento.
Il giorno dopo ci arrivò da Vetto l'informazione che una ventina di militi erano arrivati in paese e che si erano sistemati nella scuola. Poteva essere che stessero preparando qualcosa contro di noi. Se così fosse stato sarebbe stato un rastrellamento. Se invece quei militi venivano da Castelnuovo la puntata poteva solo essere una nolmale manifestazione di forza diretta più verso la popolazione che contro di noi. Ormai era sera e potevamo essere sicuri che da Reggio non sarebbero arrivare altre truppe. Stando così le cose, dovevamo essere noi a giocare sul tempo. Non si doveva lasciare spazio agli effetti che i fascisti cercavano. Dovevamo prendere l'iniziativa e puntare sulla sorpresa. Mandai a Vetto due staffette per riferire ai nostri amici che noi col buio saremmo arrivati in paese e verso le dieci partimmo.
La notte era chiara. In prossimità di Vetto sostammo una mezz'ora. Dovevarno caricarci per l'attacco ma un imprevisto ruppe l'azione. Una staffetta era venuta a dirci che i militi se n'erano andati. "Sono tornari a Castelnuovo" disse. Ma ormai che eravamo lì proposi una occupazione dimostrativa del paese perché era ora che anche a Vetto ci vedessero e che parlassero di noi. La mezzanotte era passara. Svegliammo il proprietario della trattoria e ordinamno del vino. Poi cominciammo a cantare. Poco dopo cominciò a arrivare gente.
C'era uno con la fisarmonica e un altro con la chitarra. Sembrava una festa di paese. Arrivarono anche delle ragazze e si cominciò a ballare. La prudenza esigeva però di non esagerare e quando dissi ai compagni di prepararsi per partire l'orologio segnava le tre. La voce che spargemmo era che saremmo andati a Gottano. La nostra destinazione era invece Ceretolo nel comune di Neviano. Così ci mettemmo in cammino e a Ceretolo arrivammo che il sole sorgeva. E di ottimo umore.
In alto: giugno 1944.
Il Distaccamento "Don Pasquino" a Lodrignano.
Si riconoscono, da sinistra: Binda (Alfio Zilioli), Cico (Lionello Pisi), Colombo (Giovanni Castagnetti), Bill (Romano Aristarchi), Tempesta (...Margini), Negus (Ulderico Dallai), Ivan (Antonio Ombrichi), Stakanoff (Celestino Rosati), Bob (Arnaldo Massari), Mario (William Bronzoni), Etore (Ettore Fontanini), Guerra (Mario Sulplizio), Franz (Emilio Luppi), Mario (Mario Gherardi).
Il giorno dopo ci arrivò da Vetto l'informazione che una ventina di militi erano arrivati in paese e che si erano sistemati nella scuola. Poteva essere che stessero preparando qualcosa contro di noi.
C'era uno con la fisarmonica e un altro con la chitarra. Sembrava una festa di paese. Arrivarono anche delle ragazze e si cominciò a ballare