GLI ARTICOLI SU MONTEPIANO
Anno 5 - Numero 50
IL MUSEO STORICO DELLA RESISTENZA
A SASSO DI NEVIANO DEGLI ARDUINI


di Rosina Trombi
L’idea di istituire un Museo Storico della Resistenza a Sasso (frazione di Neviano degli Arduini) fu promossa e sostenuta da Luigi Castignola, partigiano “Dinamite”, all’inizio degli anni Settanta.
Nato a Bettola di Piacenza nel 1922, Castignola entrò a far parte delle formazioni partigiane nel 1943, al comendo di una squadra della 61a Brigata Autonoma d’Assalto “Giuseppe Mazzini”. Il rastrellamento attuato dai tedeschi nella valli piacentine, nell’autunno-inverno 1945-’45, provocò la dispersione della Brigata; i superstiti si riorganizzarono nella Brigata “Pietro Inzani” e castignola fu nominato vice comandante del II° Battaglione “Re Quarto”.
Trasferitosi negli anni Settanta a Neviano come Guardia Forestale, continuò a profondere impegno civico ed entusiasmo non solo nello svolgimento del suo lavoro, ma anche nella realizzazione di molte opere, quali il monumento alle Vittime civili della Resistenza nel crocevia di Sasso, i cippi a ricordo di Caduti per la libertà, l’Oasi naturalistica del Monte Lavacchio, le pinete del territorio nevianese.
Scomparso nel 1982, riposa ora nel cimitero di Sasso. Nel 1984 il Presidente della Repubblica Sandro Pertini gli conferì alla memoria il dipoloma d’Onore di Combattente per la Libertà d’Italia (1943-’45).
L’idea di fare nascere un Museo della Resistenza a Sasso fu accolta con molto interesse nella zona, già al centro della lotta partigiana e fatta oggetto dell’eccidio del 1° luglio del 1944 quando, durante un rastrellamento (Wallenstei I), nel solo comune di Neviano furono brutalmente uccisi 35 civili di età compresa tra i sedici e i quarantaquattro anni.
In vista della creazione del Museo, insieme a partigiani ANPI e a molti Nevianesi, si dedicarono alla raccolta di foto, documenti, cimeli vari, armi, divise … i partigiani Enzo Ubaldi (Volga) e Danta Trombi; essi,insieme a Luigi Castignola, chiesero e ottenero i locali della signora Maria Bondani, vedova Maneschi (1907-1995), al piano terra della sua grande casa di Sasso, proprio di fronte al Monumento alle grandi Vittime Civili della Resistenza.
La signora Bondani aderì volentieri alla richiesta per ricordare e onorare il marito, dottor Salvatore Maneschi (1897 -1972), veterinario libero professionista, prima nel comune diTizzano e poi di Neviano degli Arduini, personaggio notissimo sia per la professione esercitara con passione e perizia, sia per il carattere aperto e comunicativo, che gli aveva consentito un'immediata integrazione con la gente di qui, benché fosse originario di Foligno (Umbria). Caratteristica e bizzarra la sua parlata, che conservava l'accento umbro, ma inframmezzata da frequenti espressioni in dialetto parmigiano, molto efficaci ogniqualvolta esprimeva uno dei suoi giudizi "taglienti", soprattutto nei confronti di interlocutori saccenti o ipocriti, oppure di persone il cui atteggiamento cozzava duramente con la sua severità, la coerenza, il rigore morale.
Antifascista della prima ora, Maneschi subì persecuzioni e carcere e fu fatto oggetto di un attentato al quale scampò in modo fortuito e rocambolesco. In onore della sua terra d'origine, assunse, come partigiano, lo pseudonimo "Clitunno", dal fiume umbro già celebrato per le sue splendide "fonti" in una lettera di Plinio il Giovane e in un'Ode del Carducci.
Tornando al Museo, esso restò privato fino a quando ne fu sancita l'acquisizione al patrimonio comunale di Neviano, con delibera n° 19 del 15 marzo 1983, su relazione dei consiglieri Mario Rinaldi e Tullio Gelmini.
Oltre trent'anni dopo, il Museo ha riaperto al pubblico in una sede più idonea, a breve distanza dalla precedente, con un’organizzazione completamente rinnovata e adattata ai tempi, con l'ausilio della moderna tecnologia.
Alla realizzazione hanno partecipato, oltre al comune di Neviano, la Comunità Montana Est, la Provincia di Parma, la Regione Emilia Romagna, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Parma, le Associazioni partigiane ANPI, ALPI, APE. Alla solenne inaugurazione, il 25 Aprile 2005, era presente, insieme alle Autorità locali, il Presidente della Regione Vasco Errani.
L’allestimento attuale è stato curato dall'architetto Mario Ugolotti, con l'utilizzo di più strumenti comunicativi: dai cimeli - armi, divise... - ai pannelli evocanti eventi della storia mondiale e locale, sistemati sul lato opposto, ai nomi delle vittime incisi sulle pareti, mentre i loro volti scorrono di continuo, paralleli al video dei testimoni - figli, sorelle, vicini di casa... - i quali rievocano, con composta emozione, il lucido indelebile ricordo di quelle ore terribili.
Sul fondo della stanza, la vicenda del deportato nei campi di lavoro tedeschi, "raccontata" da alcuni oggetti e dal video del testimone, rappresenta l'altra sorte di chi, a guerra finita, è potuto tornare.
Tia i 'video" cui si è fatto cenno, colpisce e commuove in particolare il documentario Luglio 44, diretto, come i precedenti, da Primo Giroldini, che ha ottenuto premi e riconoscimenti ed è stato riproposto su reti relevisive nazionali. Si tratta di una narrazione lucida, poetica ed emozionante, capace di trasmettere un messaggio di vita e di speranza, nonostante l'enormità della tragedia testimoniata.
Accanto al grande schermo sul quale il documenrario viene proiettato, chiude il percorso museale un pannello di ferro con la presenrazione dei fondatori del primo Museo della Resistenza, che hanno mantenuto viva la memoria di "quegli anni", forse i più importanti della loro esistenza, ed hanno raccolto il materiale documentario e fotografico, parte del quale è ora conservaro in archivio.
Ideatori del progetto museografico sono starti Adriano Cappellini e Guido Pisi, per l'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età. conremporanea di Parma. La sezione sulla storia del museo è stata curata da Franca Manzini. Le interviste sono opera di Guido Pisi.
“Il Museo restò privato fino a quando ne fu sancita l’acquisizione al patrimonio comunale di Neviano, con delibera n. 19 del 15 marzo 1983, su relazione dei consiglieri Mario Rinaldi e Tullio Gelmini!”.
L'ingresso al Museo nevianese
Alcune bacheche del Museo nevianese.