GLI ARTICOLI SU MONTEPIANO
Anno 5 - Numero 49
10 APRILE 1945: LA BATTAGLIA Dl CIANO D'ENZA
UNA MEDAGLIA D'ORO DIMENTICATA:
BRUNO BOCCONI DI LAGRIMONE
Era il partigiano Fulmine della 143" Brigata Caribaldi parmense, (ex 47a), caduto a Ciano d'Enza il I0 aprile 1945
di Mario Rinaldi

Carthago delenda est" che nel caso nostro era il Presidio nazista di Ciano d'Enza.
La storia dice che dal novembre 1944 all'aprrle '45 furono massacrati in quel Presidio più di cento patrioti, tutti della Val d'Enza, in prevalenza partigiani, ma anche civili.
Dice anche, la storia, che nel comune di San Polo, a villa Triglia, appena tre chilometri più in là, aveva sede un centro di spionaggio nazista che come una lente d'ingrandimento aveva il compito di mettere a fuoco ogni minuto della vita dell'intero territorio per poi passare le informazioni alle SS del Presidio e anche agli altri centri della provincia reggiana.
In quella villa, lo ricordiamo, era impegnato come telefonista il caporale Eberhard Bethge, pastore protestante, in rapporto di fitta corrispondenza con Diedrich Bonhoeffer, il martire teologo della chiesa protestante, suo maestro, impiccato il 9 aprile 1945 a Buchenwald perchè implicato nell'attentato a Hitler del 20 luglio 1944. Richiamato in Germania con un ingannevole "ordine di servizio" Bethge fu subito arrestato e condannato a morte perché anche lui implicato nell'attentato al Fuhrer, ma la sua esecuzione non ebbe luogo, meglio dire non potè aver luogo, perchè nel giorno fissato per il patibolo i soldati dell'Armata Rossa già occupavano Berlino.
Lessere stato così risparmiato permise a Bethge di curare negli anni successivi la pubblicazione di tutte le lettere di Bonhoeffer, comprese quelle da e per San Polo (la sua personale corrispondenza con Bonhoeffer), raccolte in Resistenza e resa, edizioni San Paolo, ponderoso volume ora tradotto in quasi tutti i paesi del mondo.
È giusto ricordare che nell'autunno del 1997 il volume fu con gran rilievo presentato a San Polo (il sindaco era Centurio Frignani) dal cardinale Achille Silvestrini e da Albertina Soliani, allora sottosegretario alla Pubblica Istruzione del governo Prodi, e che in quello stesso giorno sul muro centrale di villa Triglia fu affissa una targa commemorativa della quale lo stesso Bethge, arrivato per I'occasione dalla Germania, fu il commosso scopritore.
Il l0 aprile 1945, dunque, dopo un accurato servizio di informazioni e una particolareggiata e più volte ripetuta ricognizione sul terreno, parte l'attacco dei partigiani. Non più guerriglia, quindi, ma battaglia campale, la prima e l'unica di tutto il periodo, concordata e messa in atto dalla 143a brigata Garibaldi (ex 47a) comandata da Nardo (Leonardo Tarantini), dalla 144a Brigata Garibaldi comandata da Zorro (Pietro Galassini), e dalle due Missioni Alleate, quella parmense e quella reggiana, che garantirono per quel giorno, a una data ora del mattino, l'intervento di quattro cacciabombardieri. Insomma, tutta la zona doveva essere liberata e mai prima d'allora si sarebbe vista una così massiccia concentrazione di forze partigiane.
La battaglia ha inizio alle 6. È una giornata di sole, coi reggiani che aprono il fuoco dalle colline attorno a Ciano. I parmensi sono in difficoltà per le mitragliatrici tedesche che li tengono sotto bersaglio e anche perché hanno il problema di guadare I'Enza che è colma d'acqua per la piena primaverile. I primi a passare sono cinque uomini del distaccamento Sambuchi, con loro è il comandante Fulmine (Bruno Bocconi), che hanno il compito di attaccare una villa appena fuori dal paese da dove i nazisti sparano senza mai interrompersi.
Con continui spostamenti, muovendosi carponi, sfruttando i cumuli di ghiaia e le basse del terreno, Fulmine riesce a portarsi nei pressi della villa e a metterla a tacere col lancio di alcune bombe a mano. I tedeschi che la occupano, sono quartro, temendo forse di essere accerchiati, si ritirano correndo verso I'abitato e da quel momento la "posizione" diventa un'importante punto d'appoggio per tutte le squadre della Brigata che, disposte in vari punti, cominciano a passare il fiume.
Subito dopo Fulmine, correndo con i suoi, e incitandoli, entra tra le case di Ciano. L’intero Distaccamento lo ha nel frattempo raggiunto, lo guida Umbro (Mainaldo Maneschi), e il combattimento si fa subito violento. I tedeschi sparano da tutte le finestre, anche dal campanile, e Fulmine, passo dopo passo, portone dopo portone, riesce a raggiungere un anfratto da dove gli è possibile individuare una mitragliatrice che da una finestra tiene sotto tiro tutta la piazza.
La distanza è di venti metri, non di più, e da quella
posizione lui può vedere tutto da vicino, elmetti e mitragliatrice. A quel punto a dettargli I'azione entra I'istinto: non può perdere neanche un secondo se vuol far saltare la mitragliatrice. L’anfratto lo protegge ma per lanciare una bomba deve muovere qualcosa del suo corpo, le braccia prima di tutto. E nello stesso attimo in cui si espone col braccio alzato un proiettile lo colpisce al centro della fronte e lo fa cadere sul selciato morto sul colpo. E accanto, a non più di due metri, gli si accascia Stalin (Nando Mattioli) colpito dalla stessa mitragliatrice, ma solo ferito, che fino a quel momento lo aveva seguito come un'ombra in tutti gli spostamenti.
Così Ubaldo Bertoli ricorda l'episodio nel suo La Quarantasettesima: "Fulmine fu uno dei primi a penetrare nelpaese. Saltava da una porta all'altra sparando come un dannato (...). Davanti a lui c'era quella caserma con Schoerer dentro e lui voleva sparare nel ventre del tedesco, perché era il suo unico pensiero, questo, mentre correua attraverso la piazza. Ora sparava contro la porta e le finestre, le gambe larghe e dritte, cambiando calma i caricatori dello sten, solo nello spazio lucente, simbolo di tuta la collera della vecchia 47a Brigata Garibaldi”.
Ormai tutta la Brigata è nell'abitato. Una dopo l'altra le varie squadre sono entrate con alla testa Vasco (Nestore Bodria), Lupo (Cesare Cepelli), Montagnana (Mario Villa), William (Massimiliano Villa), Max (Guido Bertolotti), Toti (Alberto Brunazzi), altre ancora, e tutto fa pensare che i nazisti ormai circondati e asserragliati altro non possano fare se non arrendersi. Ma a mettere in confusione le cose arrivano due aerei americani, sono ormai le 14, che con ripetuti voli mitragliano i partigiani invece dei tedeschi.
Il fuggi fuggi è generale e per fortuna non ci sono feriti. L’imprevisto ha l'effetto di ritardare per più di un'ora i tempi che Nardo, (Nardo, lo ricordiamo, era ufficiale d'accademia), aveva calcolati prima dell'attacco (tutto deve risolversi entro le tre, aveva detto) e ha pure I'effetto di suggerire che per la Brigata, con gli uomini digiuni, stremati e ormai a corto di munizioni, sarebbe stato impossibile prolungare il combattimento nel caso da Reggio fossero arrivati rinforzi per il Presidio. Niente più bottino, quindi, che sarebbe stato notevole per le armi e per gli automezzi e che anche di quello s'era parlato nell'accordo coi reggiani.
Sono le tre quando i partigiani parmensi abbandonano Ciano camminando in lunga fila verso le colline di Cedogno con la salma di Fulmine pietosamente composta e con Stalin su una barella che, privo di assistenza, ha la febbre alta e il petto squarciato. Morirà a Lodrignano sotto le luci del tramonto. È ancora Bertoli che scrive " La prima stella di cui nessuno ricordaua il nome brillava già nel suo solito punto dove il cielo racimolava in dolce tremore le ultime luci del giorno. I corpi di Fulmine e Donez (Stalin) oscillavano sulle barelle fatte di rami con le primefoglie dei ciliegi". E più avanti " Fulmine e Donez (Stalin) giacevano in una stanzetta a Lodrignano su tavoli coperti da lenzuola, con gli abitanti che portavano fori di campo".
Fulmine e Stalin vengono sepolti il giorno dopo nel cimitero di Moragnano.
"La vostra morte, o compagni di lotta - dice Umbro nel cimitero a nome di tutto il Sambuchi -suscita in noi emozioni strane. Il dolore della vostra perdita e l'orgoglio del vostro eroismo ci addolorano perché voi eravate cari come Fratelli. (...) Per voi il destino è stato crudele, ha spezzato due vite che lottavano per una causa sacra, quella per la libertà. (...) Oggi che tutto il Distaccamento si troua qui riunito attorno alle vostre bare, giuriamo tutti che continueremo la lotta per la quale vi siete immolati, giuriamo che non vi dimenticheremo, così come un'altra volta nel cimitero di Madurera giurammo di vendicare Marco e Raul.
Bruno Bocconi (Fulmine), classe 1921, verrà decorato di medaglia d'oro al Valor Militare.
Abitava a Lagrimone dove la madre dirigeva l'ufficio postale. Nando Mattioli (Stalin) classe 1927, era di Casina, Verrà decorato di medaglia d'argento al Valor Militare.
La liberazione di Ciano viene portata a termine dai partigiani della 144a Brigata Reggiana che, con quelli della76a SAP enrrano in paese verso le ore 17 costringendo i tedeschi, dopo un breve ma accanito scontro, a ritirarsi definitivamente verso la pianura.

' ...sono il fuoco
sacro del Paese,
sono la poesia
del Suo martirio".
Arta
Bruno Bocconi (Fulmine).
"La battaglia ha inizio alle 6. E' una giornata di sole coi reggiani che aprono il fuoco dalle colline attorno a Ciano. I parmensi sono in dfficoltà per le mitragliatrici tedesche che Ii tengono sotto bersaglio e annche perché hanno il problema di guadare l'Enza che è: colma d'acqua per la piena primaverile".
Leonardo Tarantini (Nardo).
Disegno di Ubaldo Bertoli, 1945.