GLI ARTICOLI SU MONTEPIANO
Anno 5 - Numero 47
VIAGGIO ATTRAVERSO CIO' CHE LE OPERE NON DICONO (Prima Parte)
LA COLLEZIONE D'ARTE CONTEMPORANEA DI SELLA DI LODRIGNANO
di Francesca Bersani



Ciò che solo in pochi conoscono, invece, sono i luoghi in cui l'artista e la sua arte diventano un tutt'uno, i luoghi dove l'artista crea. Sto parlando dei loro ateliers. Sono i luoghi che rispecchiano totalmente la loro personalità, la loro espressività. Sono i loro migliori e inconsapevoli autoritratti. Passeggiando in centro a Parma, senza saperlo ci si trova a camminare davanti a portoni che conducono a studi di vari artisti. Ma questi ovviamente non sono segnalati, rimangono sempre avvolti da una sorta di aura misteriosa.
Frequentando gli artisti ci si accorge che hanno quel "qualcosa in più" che rende interessante qualsiasi chiacchierata con loro, soprattutto quelle inerenti il loro lavoro che poi si identifica con la loro vita.
Quando si va a trovarli nei loro studi, sembra che siano lì ad aspettarti e , nonostante abbiano sempre un'opera in fase di lavorazione, si interrompono volentieri e raccontano la loro esperienza o semplicemente la loro visione artistica attuale. Ricordo ancora come fosse ieri il primo incontro con AugustoVignali.
Il suo studio è in un palazzo in centro, vi si accede spingendo un pesante portone. Salendo le scale ho iniziato a sentire l'odore di fumo di sigaretta. Sulla porta ad attenderci c'era Augusto con una mano appoggiata al muro e l'altra in tasca, lo sguardo rassicurante. Ho iniziato a parlargli dandogli del "lei" e subito mi ha ordinato di rivolgermi a lui col "tu".
Lo studio mi ha subito colpita. Una grande stanza luminosa colma di opere, ma allo stesso tempo molto ordinata. Non il solito "disordine-ordinato" tipico di altri studi. Guardandomi intorno noto le opere di altri artisti, amici e colleghi. Su un'altra parete sono appesi ritagli di giornale, schizzi, appunti, fotografie e anche la locandina di una mostra su Remo Gaibazzi.
Il lavoro di Vignali mi ha sempre affascinato. Ha 1a straordinaria capacità di delineare le figure utilizzando la china con un solo gesto, conferendo loro un'espressività unica, uno sguardo vivo. Dopo aver chiacchierato un po' del suo lavoro ha preso una carpetta, l'ha aperta e mi ha detto di scegliere.
C'erano diversi disegni, ne ho scelto uno "doppio" con la raffigurazione di un uomo e di una donna seduti al tavolino di un cafè e sul retro del foglio il disegno di un ragazzino.
Sotto mi scrive la dedica: A Francesca per il suo prossimo compleanno. Augusto.
Una cosa che non passa inosservata guardando le sue opere è la grande padronanza dell'uso della china e dei diversi tipi di pennini utilizzati. Ottiene così effetti particolari, calligrafie di altri tempi che riesce a rendere attuali combinandole ai suoi disegni.
Si è dimostrato subito entusiasta dell'idea di realizzare un Museo in una piccola frazione di un comune di montagna e ha donato diverse opere. Una di queste si intitola Scatola Magica ed è la
riproduzione della sua scrivania:questa grande scatola è collocata al di sopra di quattro gambe lignee che la riconducono alla sua funzionalità originaria, al suo essere scrivania.
Sono stati fissati molti appunti-disegnati, ma anche matite, una gomma, la rubrica Moleskine, e naturalmente l'immancabile china.
Un'altra opera di grande spessore presente nella Collezione si intitola Praga.
Il disegno è stato realizzato usando come supporto un foglio su cui erano trascritti contratti di affitti.
Il foglio è fissato al supporto solo con due puntine. Quest'opera racchiude capacità grafica, ma anche letteratura. Tra le lettere trascritte infatti si individuano nomi di scrittori e di musicisti (Kafka, Oscar Maria Rilke...).
Lo studio di Vignali stimola la riflessione e il lavoro artistico e si starebbe ore ad ascoltare le idee di questo artista, a volte talmente geniali da sembrare impensabili.
Anche l'incontro con Gabriele Ferrari è stato particolare. Avevo visto diversi suoi cataloghi.
In uno di questi c'erano fotografie di installazioni enormi. Una in particolare mi era rimasta impressa: era costituita dal calco di un intero colonnato rimontato in una galleria. Mi aspettavo di vedere opere grandiose, ma non avevo mai visto l'artista. L’ho riconosciuto quando si è fermato davanti all'ingresso del suo studio. Lo stavo aspettando nella piazzetta di fronte seduta su una panchina. Ricordo quel giorno, avevo appena acquistato due libri fotografici e li stavo sfogliando.
È arrivato a piedi, la testa quasi totalmente immersa all'interno del colletto del giubbotto. Spuntavano solo gli occhiali dalla fessura tra la giacca e la cuffia.
Il suo studio è molto differente da quello di Vignali, si presenta come una stanza enorme, più lunga che larga, interamente colma di opere. E la mia idea non è stata smentita... erano tutte opere grandiose, o progetti sempre per grandi installazioni che erano lì in attesa di essere portati a termine.
C'erano diversi cavalletti-opere: veri cavalletti montati a fianco di disegni di cavalletti realizzati ad altezza naturale.
Appoggiato a un altro supporto c'era un dipinto raffigurante una donna vitruviana, realizzata come progetto da poter collocare all'interno di un rosone.
Lungo tutta la parete sinistra c'era invece una grande opera coloratissima... un'opera che definirei multipla perché costituita da tanti riquadri apribili entro cui si trovavano ulteriori quadranti dipinti.
Un'enorme opera ispirata al lavoro di Bacon realizzato attraverso la smaterializzazione delle figure rappresentate.
La parte della sua produzione che trovo maggiormente interessante è quella riguardante quelle che banalmente possono essere identificate come bucce, ma che in realtà sono molto di più. Sono calchi, impronte di oggetti che lui cosparge con acido e lascia corrodere per potervi posizionare sopra una carta in grado di cogliere la loro orma.
Sono delle sindoni.
Riesce in questo modo a cogliere la vera essenza degli oggetti che utilizza, rendendo eterna la loro "anima".
Quando ho avuto l'occasione di entrare nello studio di Alberto Reggianini, che si trova nel Borgo delle Colonne, sono stata molto sorpresa. Infatti quando si entra, la prima sensazione che si ha osservando le opere è quella di sentirsi molto piccoli... ci si trova infatti circondati da dipinti raffiguranti insetti realizzati su grande scala. Sembra di trovarsi all'interno di un microcosmo. Ci si sente rimpiccioliti, un po' come accadde ad Alice nel Paese delle Meraviglie quando la protagonista, mangiando un pezzo di un biscotto, divenne più piccola di un bruco. Guardandomi intorno riconosco una splendida mantide religiosa stagliarsi al di sopra di un'enorme tela.
È di un verde pistacchio carico con alcune pennellate più scure a delineare alcuni dettagli "anatomici". Nell'ambiente si respira un forte odore di colori e vernici. Reggianini emerge dal retro di un'altra tela, i capelli arruffati e le mani ancora con le tracce di colore. Rimaniamo un po' a parlare del suo lavoro e ci mostra una serie di opere pittoriche riproducenti degli insetti giganti e un'altra serie ricavata da un doppio studio di alcuni animali.
Sono opere di grande spessore ritraenti delle sculture di creta smaltata realizzate dallo stesso artista precedentemente. Un'opera di questo tipo rappresentante la scultura di una papera è quella presente nella Collezione.
È una grande tela dove l'immagine della papera si staglia su un fondo bianco ed è avvolta da una sorta di foschia sempre bianca che rende la figura quasi eterea.
Ho visitato recentemente lo studio di Candida Ferrari. Una delle poche donne presenti con la loro opera nella Collezione. Quando sono andata a trovarla era alle prese con il disimballaggio di molte sue opere di ritorno da una mostra.
Nonostante il momento un po'impegnato in cui l'abbiamo sorpresa, ci ha accolti con un grande sorriso e ci ha mostrato il luogo in cui lavora. È un posto affascinante. Certe parti dello studio sembrano veri e propri spazi pubblici arredati con un taglio contemporaneo particolare.
Ci si sente avvolti da un'atmosfera luminosa creata dagli effetti delle sue opere di plexiglas. E si è abbracciati da mantelli di colore che si specchia e si rifrange dipingendo tutto lo spazio a disposizione. Le sue opere hanno qualcosa di enigmatico che ti spinge a volerle comprendere più a fondo... quando ti trovi di fronte una macchia nera su un fondo fuorescente, la mente ti porta a chiederti cosa rappresenti. In realtà il senso reale va ricercato negli effetti di luce e colore, nell'interazione tra colori, spazio e spettatori. Presso la Collezione Civica è presente un'opera di questo tipo, caratterizzata da una macchia di bitume delineata su un fondale fluorescente. Nel suo studio invece a prevalere erano altre opere composte da piani di plexiglas trasparenti o macchiati con del colore sovrapposti a veline variopinte.
Un connubio tra colori e materiali diversi con cui è riuscita a raggiungere un equilibrio formale di grande raffinatezza.
L’opera realizzata è il culmine del lavoro di un artista, ma la vera opera d'arte è lo studio, quel luogo che a poco a poco si plasma autonomamente assumendo tutte le caratteristiche più distintive dell'artista che vive al suo interno. Osservando le cose da questa angolazione, la città può essere vista come un grande museo in fieri in cui, per poter vedere le vere opere, occorre andare alla ricerca degli artisti, i soli protagonisti dello spazio, ma soprattutto i soli ad avere le chiavi di questi luoghi privilegiati.
ln alto: Francesca Bersani con
Gabriele Ferrari nel suo studìo
di Parma.
Sopra: Augusto Vignali, Scatola Magica, particolare.
"Lo studio mi ha subito colpita. Una grande stanza luminosa colma di opere, ma allo stesso tempo molto ordinata".