GLI ARTICOLI SU MONTEPIANO
Anno 4 - Numero 44
Ogni anno i soci del Centro Studi delle Valli del Termina visitano uno dei tanti paesi sparsi per le Valli accolti ed accompagnati dagli abitanti; il 28 agosto scorso si è svolta la visita a Lupazzano ( l'evento era particolarmente atteso perché si tratta del paese dove il Centro Studi è nato e dove ha sede l'associazione).
Per l'occasione il Centro Studi fornisce una brochure corredata di tutte le notizie storiche di cui si è a conoscenza sul paese; gli abitanti, per parte loro, aprendo case private e locali pubblici, mostrano con orgoglio le rilevanze architettoniche, artistiche, paesaggistiche e di tradizioni, raccontando, spesso in dialetto locale, vecchie storie e aneddotiche curiose.
Ne risulta uno scambio estremamente interessante di informazioni e conoscenze reciproche.
La storia: Lupazzano è ricordato la prima volta in un atto di donazione del Vescovo Sigifredo II in data 20 novembre 995 dove i terreni oggetto della donazione sono positis in fundis locis que dicitur Lavaciano, Campora, Cedonio...
Questo territorio venne donato dai Signori de Antesica nel 1063 al Monastero di San Prospero di Reggio Emilia e menzionato nel Diploma di Lotario del 1137 nel quale il Re confermava il possesso di terre poste in Lupazzano.
Da notare che la parrocchia di Lupazzano fino  al XVI secolo comprendeva anche la località Romazza Armatia, aggregata a Neviano dopo una rovinosa frana in località Torrione che rese difficoltosa la viabilità di crinale fra i due paesi. Per evidenziare l'antica origine di Lupazzano, il
Molossi nel Dizionario topografico ed il Boccia nel Viaggio ai monti di Parma, raccontano di antiche sepolture ritrovate agli inizi del 1800 formate da mattoni e pietre uniti da ottima calce contenenti ossa umane. A questo proposito è interessante la relazione fatta recentemente dal dott. Angelo Ghiretti sul ritrovamento di una fibula Etrusca durante uno scavo.
Il feudo di Lupazzano apparteneva alla famiglia Liberati fino alla soppressione di questi diritti avvenuta in epoca napoleonica.
L’abitato si trova su una dorsale arenaceo-marnosa, nel versante di sinistra della valle del torrente Termina di Castione, ed è formato prevalentemente da alcuni agglomerati di case: Le Mole (La Termina), Villanova, Lupazzano, Altavilla (Altravillla), i Boschi, Ca' Bonaparte.
Un tempo facevano parte del paese anche Romazza (Armatia), ora di Neviano, e Montichiello, ora di Sasso.
In buone condizioni atmosferiche, dal punto più alto del paese si può osservare un bel panorama che spazia dalla pianura ai castelli della Val d'Enza alle vette del Caio, del Fuso, alla Pietra di Bismantova.
Gli edifici: alcuni di questi conservano un notevole interesse storico-architettonico.
Partendo dalla località Le Mole, da notare la casa-torre dei Bernini con un portale decorato recante il millesimo 1814, una bifora tamponata, finestrelle con stipiti in arenaria. Nelle adiacenze, il mulino ad acqua costruito nel 1833 e gestito da Domenico Bernini fino al 1858 quando subentrarono i fratelli Mazzini fu Giuseppe fino al 1870, quindi gestito dai Pettenati, infine dai Fornari nel 1947 che cessarono l'attività per mancanza d'acqua nel 1960. Questo edificio venne ristrutturato e adibito ad uso abitazione nel 1980.
Proseguendo verso l'alto in località Villanova, emerge l'antica casa-torre dei Sassi, contornata da vari rustici di servizio che la rendevano quasi autosufficiente.
Il centro di Lupazzano conserva ancora, se pur rimaneggiati, alcuni interessanti edifici databili tra il XVI e il XVIII secolo.
Una grande costruzione all'inizio del borgo, a strapiombo su un vallone (attuale proprietà Ugolotti) in cui spicca in facciata un portale in arenaria con stemma nobiliare che reca la dicitura L.G.G.B.A.F.F.1710, e sopra il portale una finestrella quadrilobata, all'interno alcuni camini di antica fattura.
Da segnalare l'attuale casa Boselli, posta a lato della strada provinciale. L’edificio, di pregevole fattura costruito nel XVII secolo, presenta una muratura d'angolo con conci sulle cui superfici si intravedono figure simboliche e bugne propiziatorie; nella facciata si nota una finestra con stipiti in arenaria decorata con intagli e posta su davanzale che reca scolpita una croce di Malta, e alcune finestre di cui una con stemma raffigurante due rose celtiche.
Altra casa-torre posta nella parte superiore del paese, con tetto a doppio spiovente e nella facciata una finestrella sormontata da un cordolo di colombaia. In questa casa, ex proprietà Zanetti,
vi era fino al recente dopoguerra una farmacia. Nel borgo vi sono numerosi altri edifici con particolari risalenti al XVI secolo; da segnalare un edificio con portale tamponato che riporta il millesimo 1601 ed una finestra con mensola decorata a tortiglione.
La chiesa: Ecclesiam Sancti Michaelis de Luvazzano. [Affarosi I. c. pag. 384].
La nomina del parroco di Lupazzano spettava di diritto ai Vescovi di Parma, ma per amor di pace questi cedettero all'Abate Attinolfo questa facoltà [Affò II. pag 182].
Una Bolla di Papa Gregorio IX datata 9 gennaio 1228, confermava a questo Monastero i terreni ed anche la chiesa: Ecclesiam S. Michaelis de Lovazzano in Comitatu Parmensi Positarn. La chiesa rimase nella giurisdizione della Pieve di Sasso, anche se fino al 1556 pagava le decime all'Abate di San Prospero di Reggio Emilia. Nel 1564 San Michele diventa parrocchiale di cui don Domenico Amita, di Lupazzano, è il primo parroco.
Dopo varie peripezie l'edificio subì un forte degrado. Infatti nella visita vicariale dell'Arciprete Giacobini di Scurano, fatta alla fine del XVI secolo, risulta che la chiesa di San Michele era totalmente in rovina.
Successivamente il Vescovo Farnese ordinava di trasportare la parrocchia presso un Oratorio del luogo, quindi in una visita successiva viene riportato quanto segue: non vi sono memorie sull'epoca della costruzione, però si può stabilire con certezza che la chiesa parrocchiale nel secolo XVI, ruinata la vecchia che trovavasi in località detta Torrione da una frana, venne trasferita in un Oratorio dedicato a S. Rocco di Patronato Borri, onde la denominazione di "Ecclesia S. Rochi, seu S. Michaelis".
I beni dell'antica chiesa passarono in Commenda come Beneficio ecclesiastico vacante, e in seguito attribuiti alla nuova chiesa.
La nuova chiesa costruita nel campo di San Rocco (luogo nel quale durante la peste del 1630 venivano sepolti i morti), sulla strada comune detta della Maestà, venne dedicata al Patrono San Michele Arcangelo.
A tal proposito, una risposta ai quesiti preliminari scritta dal parroco don Domenico Piazza in occasione della Visita Pastorale di Mons. Marazzani del 1713 riporta: il parroco abita nella casa aderente alla chiesa da 19 anni.
VISITA A LUPAZZANO

È uno dei più interessanti borghi storici del comune di Neviano degli Arduini

di Camillo Bertogalli e Pier Luigi Sassi
Pertanto don Piazza venne nominato parroco della nuova chiesa di San Michele nel 1694 cioè l'anno in cui fu ultimata.
La popolazione volle partecipare alla sua ricostruzione con offerte e mano d'opera.
Il Campanile, in pietra arenaria stile romanico eretto nel 1744, fu l'ultimo della serie di campanili costruiti nella zona in quel periodo, vedi Cedogno, Ceretolo e Mediano.
All'interno della chiesa si trovano alcuni arredi di epoca seicentesca, tra cui la pala d'altare rappresentante il Santo titolare, di autore ignoto. I quadri della Via Crucis del XIX secolo, sono a stampa con didascalie in tre lingue e cornici in legno lavorate (per maggiori dettagli vedi descrizione del prof Lucco).
Nella prima metà. del XIX secolo sia il sagrato che il pavimento della chiesa vennero abbassati per togliere le antiche sepolture che vennero tumulate nel nuovo cimitero.
Nel 1846 venne eretta una stele votiva in arenaria con bassorilievi di ispirazione religiosa e profana, tra cui una Vergine del Rosario col Bambino opera dei mastri muratori Bernini. Il muro di cinta del sagrato venne eretto nel 1888 mentre i pilastri d'ingresso e il cancello in ferro vennero posti nel 1892.
Il terremoto del 1983 provocò lesioni nella navata centrale, nelle cappelle laterali, nel campanile e nel muro perimetrale del sagrato, i lavori di restauro delle opere murarie e dei decori vennero ultimati nel 1988.
Durante i restauri del campanile venne smontata e riparata l'antica campana (danneggiata da una bomba lanciata dai Tedeschi durante il rastrellamento del luglio 1944), automatizzata la campana maggiore ed installato l'orologio batti-ore. Attualmente il campanile presenta ancora alcune importanti lesioni nella parte alta.
Gli abitanti: le famiglie seguenti, presenti a Lupazzano prima del XVII secolo, sono da considerarsi le più antiche: Amita, Balestrieri, Borri, Boselli, Cavalli, Gallani, Leoni, Maschi, Mazzini, Mistrali, Sassi, Schiaretti, Zanetti. Alcune di queste famiglie scomparvero durante o poco dopo la peste del 1630.
La popolazione è calata notevolmente a partire dalla fine del XIX secolo, quando molti uomini ma anche famiglie emigrarono all'estero. Nel dopoguerra il paese si è ulteriormente spopolato con l'emigrazione verso la città.
Attualmente i residenti di Lupazzano sono 160.
Fonti bibliografiche:
Viaggio ai monti di Parma, Antonio Boccia, 1804.
La diocesi di Parma, Antonio Schiavi, l940.
La Diocesi di Parma, Italo Dall'Aglio, 1966.
I Mulini ad acqua nella valle dell' Enza, Foresti-Baricchi-Fontana.
Oratori Maestà e Fontane, Maria Cristina Curti, 1989.
Guida all'Appennino Parmense, G. Cervi.
Appunti diValle 2, AA.VV. 2005.
Ricerche storiche presso archivio Storico Diocesano Vescovile, Parma.