GLI ARTICOLI SU MONTEPIANO
Anno 4 - Numero 40

LE BUONE ERBE DEL MONTE FUSO


di Elda Cotti
Giornata di sole a Scurano; alle pendici del Monte Fuso un gruppo di persone si riunisce attorno al dottor Maurizio Pedrazzini, erborista a Parma de L’Orto dei Semplici, che da qualche anno sale quassù per far conoscere ai curiosi e non le erbe officinali della zona con l'uscita sul posto Erborizzando. Mentre ci incamminiamo verso il parco provinciale del Monte Fuso, l'esperto erborista ci racconta che questa è la zona del querceto mesofilo, caratterizzato da querce, cerri e roverelle, con qualche insediamento di castagno, appartenente alla stessa fascia climatica.
Di fronte ad un grande prato, paragonato da Pedrazzini ad un’ erboristeria, mentre impariamo a conoscere le erbe e le loro capacità curative, risponde sinteticamente alle mie domande:
Perché Erborizzando?
"Da erborizzare: ricerca e raccolta di erbe officinali spontanee".
Erbe medicinali, erbe buone, erbe officinali: il significato è il medesimo?
"Sì; il termine officinale deriva dal latino officina: laboratorio".
C'è una relazione tra erbe officinali e Orto dei Semplici?
"Sì; l'Orto dei Semplici è il luogo dove si coltivavano i semplici, cioè i medicamenti semplici naturali; il termine deriva dal latino simplex medicamentum".
In che cosa consiste l'attività dell'erborista?
"Raccoglie e/o coltiva, trasforma e vende erbe officinali e prodotti derivati".
Le erbe soltanto o anche le piante hanno proprietà curative?
"Oltre alle erbe anche piante arboree ed arbustive hanno effetti terapeutici".
In quali luoghi si può procedere alla raccolta?
"Sono relativi alla specie raccolta: sono da evitare tutti gli ambienti sottoposti ad inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo. Attualmente sono preferibili le coltivazioni, perché si può controllare tutto il ciclo produttivo ed evitare I'uso dei pesticidi, forte elemento di rischio per gli effetti terapeutici della pianta raccolta".
Che cosa si raccoglie da un'erba o pianta dopo il riconoscimento?
A seconda della specie, in molti organi del vegetale sono distribuite le sostanze farmacologicamente attive, chiamate principio attivo: la foglia, centro di tutte le sintesi chimiche, la corteccia, il legno (da alcuni si ottiene, ad esempio, il carbone vegetale), le gemme, i tuberi, la radice, il fiore, addirittura i peduncoli fiorali, il polline e il frutto".
Esistono modalità di raccolta?
"Le modalità variano a seconda della parte raccolta; sono specifiche caso per caso. Alcune erbe/piante, ricche di succhi, vanno raccolte al mattino; altre quando I'influenza solare è al massimo; ma, oltre alle ore del dì ed alle condizioni atmosferiche, occorre tenere conto della stagione. Ad esempio, radici, rizomi, tuberi, organi ipogei della pianta, si raccolgono generalmente in autunno e inverno, quando la pianta entra in quiescenza ed accumula al massimo sostanze di riserva in questi organi. Le foglie si raccolgono in genere in primavera inoltrata, a sviluppo completo; le gemme, invece, all’inizio della primavera, prima del loro schiudersi. Ma oltre a questi tempi di raccolta, occorre tenere ben presente che ogni pianta ha un suo calendario specifico e un suo tempo balsamico".
Addirittura! E che cosa sarebbe il tempo balsamico?
"È il periodo dell'anno in cui la pianta sviluppa al massimo le proprietà che interessano dal punto di vista officinale".
È vero che la posizione della luna nello zodiaco gioca un ruolo importante nel ciclo vitale, nella raccolta e nell'uso delle erbe medicinali?
"Secondo la tradizione, la luna, sia nelle sue fasi, sia nell'interazione con lo zodiaco, sarebbe in grado di influenzare i principi attivi delle erbe; secondo criteri scientifici moderni è tutto da verificare. (Ricordo ancora nella mia infanzia le tante storie di streghe che, nelle notti di luna piena, andavano a raccogliere le erbe con gesti e riti magici e poi tornavano a cavallo di una scopa...Non era il plenilunio il momento più propizio per la raccolta delle erbe buone? E che dire della notte magica di San Giovanni? Non oso chiederlo all'erborista...!)".
Come si conservano i principi attivi?
"Generalmente con un'accurata e rapida essicazione, seguita da un'attenta conservazione,  oppure con idonei processi estrattivi ed adeguato stoccaggio".
Quanto è rimasto di vero nel sistema di classificazione delle piante della medicina antica, basato sui segni esteriori: sapore, odore, forma, colore, consistenza?
"I segni esteriori sono elementi tuttora fondamentali, ma non sono la base esclusiva per individuare proprietà e caratteristiche della pianta.
Le piante rosse agiscono sulla circolazione?
"Non tutte e non sempre".
I fiori a forma di occhio rinforzano la vista?
"No; come per la domanda precedente, questo concetto risale alla teoria della segnatura, per cui la forma della pianta si collegherebbe ad un organo o ad una patologia: in qualche caso il riscontro esiste, in molti altri no. Si trattava comunque di un'ipotesi interpretativa che, rielaborata con criteri moderni, può fornire un arricchimento delle conoscenze".
Dalle nostre parti le erbe hanno un nome dialettale: erba da tüsser, lèngua 'd can, erba da tàj, pisalétt, erba ed San Zvan. .. Tale nome è collegato al loro effetto terapeutico, a un animale o a un santo?
"I nomi popolari sono spesso dedicati ad indicare le proprietà o, comunque , qualche carattere saliente. Ad esempio, la polmonaria
officinalis f , chiamata erba da tüsser, ha foglie con macchie biancastre, somiglianti agli alveoli polmonari e, nell'antico uso popolare, veniva impiegata nella cura della tosse".
L’uso di certe erbe è legato a tradizioni?
"In moltissimi casi è la tradizione la fonte storica dell'uso delle piante".
Ha riscontrato nella zona del Fuso usanze particolari nella raccolta e nell'uso delle erbe?
"Non ho ancora approfondito questo aspetto, ma presumo che con un accurato lavoro di indagine si possano reperire dati interessanti".
Quali gli obiettivi fissati e raggiunti con Erborizzando al Monte Fuso?
"Promuovere la conoscenza della flora spontanea, evidenziarne le potenzialità, incentivare il rispetto per l'ambiente".
Quale è la distribuzione delle erbe officinali nella zona del Fuso?
"La flora è quella del querceto mesofilo e della fascia di transizione al faggeto nelle aree sommitali".
Quale è la specie più diffusa nella zona e quale la più rara?
"Quercus la più diffusa, Limodorum abortivum (fior di legna, orchidea senza foglie verdi) forse la più rara.
E, a proposito di Quercus, di cui, in effetti vediamo molti esemplari, I'erborista ci racconta che nel nostro ambiente è la Quercia il simbolo di forza e virilità: infatti, le gemme contengono fito-ormoni simili al testosterone che, assunti dall'uomo, stimolano la produzione di testosterone. Inoltre la corteccia ha proprietà toniche ed antidiarroiche.
Possiamo notare un esemplare di quercia che ospita alla sommità un cespuglio di vischio, Viscum album, pianta sempreverde, epifita, parassita con proprietà anti-ipertensive ed immunostimolanti. Camminando lungo il sentiero dobbiamo "difenderci" dalla Bardana, Arctium lappa L., qui al Fuso chiamata "i parent" per i suoi capolini ricurvi e uncinati che si attaccano ai vestiti, in realtà utilizzati per la dispersione dei semi della pianta attraverso gli animali.
La sua radice ha una significativa azione depurativa in particolare per la cute. La pianta è anche regolatrice del tasso glicemico e possiede azione antibiotica sulla cute.
Distese fioriture rosa-lilla, a cinque petali, di Malva, Malva silvestris L., di larghissimo uso popolare; considerata la panacea di tutti i mali: svolge infatti azione lenitiva sulle mucose infiammate, regolatrice dell'intestino.
Ai bordi della carraia, l'erborista ci fa notare l'Achillea, Achillea millefolium L. (dalle millefoglie frastagliate). Secondo Plinio il Vecchio, noto botanico romano, la pianta ricorderebbe Achille che, nell'assedio di Troia, su consiglio di Chirone, suo maestro, curò le ferite dei compagni con tale erba. Possiede, infatti proprietà antiemorragiche, cicatrizzanti, oltre che antinfiammatorie e antispasmodiche.
Proseguiamo e, lungo il cammino, l'erborista ci indica la Salvia dei prati, Salvia pratensis, dello stesso genere della Salvia Oficinalis, quest'ultima ricca di fitoestrogeni; la Rosa canina di cui si utilizzano bacche, buccia e semi: importante fonte di vitamina C.
Tutti noi partecipanti veniamo aiutati a riconoscere numerose altre erbe e piante tra cui il tarassaco, I'artemisia, l'iperico, il biancospino, il maggiociondolo, il nocciolo, il ginepro, il sorbo e il pungitopo.
Di queste e di tante altre I'erborista ci indica le virtù terapeutiche, l'utilizzo in cucina per alcune e qualche curiosa preparazione nella tradizione popolare di un tempo. Ci soffermiamo sulla comune Cicoria selvatica, Cichorium inthybus L., la cui radice, raccolta in primavera e in autunno, stimola la produzione di bile; pianta depurativa, diuretica, ipoglicemizzante, trova numerosi impieghi in tisane, decotti, infusi.
Che differenza c'è tra tisana, decotto e infuso?
"Ne parleremo alla prossima uscita!". E allora, appuntamento alla prossima escursione guidata, il 7 luglio, per trascorrere una mattinata nella natura del parco del Monte Fuso a conoscere numerose altre specie di erbe e piante officinali presenti ed il loro corretto uso erboristico.
La comitiva visita il crinale che collega Lodrignano e Bazzano, antica strada da cui si gode una vista mozzafiafo.
Il dottor Pedrazzinì spiega le caratteristiche delle varie erbe che crescono attorno al Parco del Monte Fuso.
Sotto: gli escursionisti  parmensi mostrano tutto il loro interesse per la "lezione nel verde" dell'erborista Maurizio Pedrazzini.