GLI ARTICOLI SU MONTEPIANO
Anno 4 - Numero 38
FRANCESCA BERSANI, L'ANALISI DELL'OMBRA

di Alessandro Garbasi
E’ ormai da alcuni anni che Francesca Bersani (Codogno, 1985) è nota al pubblico della Media Val d'Enza e delle Valli delTermina.
Nel 2007 la mostra personale nei locali del Centro Civico di Sella di Lodrignano ha raccolto diverse opere dei suoi primi anni post liceali, trascorsi alla scuola d'arte "Cassinari" di Piacenza. Dal 2008 è invece sempre stata presente come co-curatrice delle rassegne d'arte della stessa località del comune di Neviano degli Arduini, sulle colline parmensi.
Alla pittrice piacentina, nata però a Codogno, in provincia di Lodi, si deve anche l'albero che accoglie i visitatori in prossimità di uno degli ingressi di Sella, il grande dipinto murale di Casa Garbasi, sempre a Sella, privato ma aperto al pubblico in diverse occasioni estive, e l'opera "Doppio confronto", di proprietà del Comune ed esposta nella Collezione Civica d'Arte, ancora una volta nella medesima località. Un nucleo di tre opere, dunque, realizzate tra 2008 e 2010, che raccontano tanto della giovane carriera artistica di Francesca Bersani.
La sua prima mostra personale risale infatti al 2005, informata da stilemi presto abbandonati ma molto importante per comprendere gli sviluppi futuri del lavoro dell'artista: nella fascinosa cornice di Castell'Arquato (Piacenza) erano state esposte numerose piccole tele raffiguranti ritratti a carboncino di anziani del luogo, precedentemente immortalati fotograficamente in una tranquilla giornata al parco.
Fotografici erano anche i ritratti che Bersani proponeva, certamente ancora visibilmente legati all'impostazione scolastica dello studio naturalistico della figura, ma talmente perfetti dal punto di vista tecnico da meritare commenti positivi (per le qualità disegnative di Francesca Bersani cfr. le riproduzioni dei disegni del Correggio in "Monte Piano", aprile 2009).I soggetti erano anziani e barboni, due categorie solitarie, amorevolmente indagate nella loro accezione fascinosa di eterni punti interrogativi, personaggi all'ombra dei riflettori, spesso seduti in disparte, ma grandi osservatori inosservati. Il bianco e il nero del carboncino non facevano altro che rimarcare questa particolare dimensione.
Inevitabile era la profonda trasformazione dell'importante personale dell'anno successivo, tenutasi nella Galleria dello scultore Ugo Borlenghi a Fiorenzuola d'Arda (Piacenza). In quell'occasione (2006) entrarono in scena gli scorci delle città parigine, di fatto o d'atmosfera, con i lampioni, i lampionai, gli attacchini, i vagabondi e gli amori furtivi all'ombra dei palazzi. Sono sempre mestieri o gesti umili, lontani dai riflettori, ma veri come non mai.
È ormai cambiato anche il supporto utilizzato, ora costantemente affidato alle tele montate su telaio, sulle quali l'artista interviene con acrilico e pastelli acquerellabili, affidando agli inserti di collage quei tasselli di realtà che creano i piani e danno spessore alle opere: una serie fresca e piena di spunti, che aveva riscosso un incredibile successo di pubblico.
Nel 2007, come ricordato, è stato l'anno dell'esordio parmense, a Sella di Lodrignano: nessuna opera nuova ma un interessante percorso che raccontava dell'antefatto e della nascita di un'interessante artista.
Al 2008 risale la prima partecipazione di Francesca Bersani alla Biennale di Roma con l'opera "Natività inavvertita". Nello stesso anno l'artista realizza anche la sua prima importante opera pubblica: circa 60 metri quadrati di pannelli dipinti a qualificare il teatro del Centro Parrocchiale di Roveleto di Cadeo (Piacenza) con un sensibile e ironico gioco di sguardi e di relazioni tra il mondo reale e il mondo fittizio. Nello stesso periodo è stato edito anche un importante catalogo fotografico con gli scatti dedicati al Tibet del fotografo Roberto Bertoni, in distribuzione in tutte le librerie e corredato dalle tavole di Francesca Bersani.
Il 2008 si è invece concluso con una nuova e importante personale dal titolo "Incontri", tenutasi a Parma nei locali del Caffè del Prato presso la Casa della Musica, in collaborazione con l'Archivio Giovani Artiste del Comune di Parma. L’esposizione, di per sé, non proponeva una serie di opere particolarmente coerente con una precisa definizione d'intenti, ma la novità delle tematiche e dei modi in cui queste venivano affrontate portarono l'ennesimo successo di pubblico e di critica, con la proroga della mostra anche al gennaio 2009.
Un giorno, una passeggiata in una libreria di un centro commerciale, portò l'occhio dell'artista a cadere su un libro dedicato alla storia dell'ombra: quel titolo e quelle pagine hanno certamente contribuito a far affiorare quel fascino latente che l"'Ombra" esercita su Francesca Bersani almeno dai tempi della sua prima personale. Un soggetto affascinante per definizione e antico quanto l'uomo, una presenza di forte impatto su una personalità come quella dell'artista piacentina, sempre pronta a stupirsi per le magie della natura.
L’ombra è una compagna di vita, l'ombra è una condizione psicologica, l'ombra è uno stato di disallineamento silenzioso rispetto al contesto. L’ombra è fascino positivo o negativo, tangibile e intangibile, ma è anche straniamento, l'essere nella folla e non essere veduti: inizia così a delinearsi consapevolmente il percorso intrapreso dal 2005, spostando l'attenzione dalla riproduzione fotografica dell'uomo ombra sociale all'analisi puntuale dei vari aspetti della stessa. Nel percorso di Francesca Bersani il 2009 sarà tuttavia ricordato soprattutto per la grande parete dipinta al primo piano del Centro Parrocchiale di Roveleto di Cadeo, l'altra grande opera pubblica dell'artista.
Il 2010 è invece l'anno importante dell'inaugurazione della Collezione Civica d'Arte di Sella di Lodrignano, la cui realizzazione si deve, tra i primi, anche a Francesca Bersani; il 2010 è però anche quello dell'ennesimo successo personale con la mostra di Pontremoli dedicata all'analisi dell'ombra in tutti i suoi aspetti, allestita all'interno delle prigioni del castello del Piagnaro. L’indagine, che tocca organicamente tutti gli aspetti relativi all'ombra, citati e non solo, non è altro che la presa di coscienza di quell'amore per la ritrattistica della condizione dei senza tetto, degli anziani soli e degli emarginati che abbiamo riscontrato lungo il suo percorso:  l'uomo che  legge  il giornale è  in ombra rispetto agli altri, sia che si trovi su una panchina, sul treno o al caffè, ed è certo, questa, una consonanza caratteriale e autobiografica inconsapevolmente esplicitata, poiché non è raro trovare l'artista, a colazione, ritirata nell'ultimo tavolino dell'angolo, con il suo libro e il suo caffè, isolata dal contesto in un microcosmo protetto e intellettuale. In altre circostanze, invece, l'ombra
investe la persona provocandone il disagio,  altre volte è una compagna di vita, l'altro io dal carattere imprevedibile. Il personaggio-ombra che cammina lungo le strade della città deserta è uno dei soggetti più utilizzati dall'artista un po' in tutte le sue fasi. La solitudine è intesa qui come il raggiungimento del proprio spazio, come nell'ultimo tavolino del bar, è il luogo nel quale si può ragionare e dove si deve recuperare la dimensione umana soffocata dallo stress e dalla velocità della vita contemporanea.
Al 2010 risale anche l'importante dipinto murale che si snoda su tre delle quattro pareti della ex bottega di alimentari di Maria Viola a Sella di Lodrignano, tre pareti dipinte tra l'inverno 2009 e l'estate 2010.
Molto evidente, nella scelta dei colori, la diversa situazione ambientale: freddi e tenui quelli della parete principale, che ritrae uno scorcio di Sella raffinatamente rivestita in stile belle époque, dipinta con la temperatura sotto zero; carichi di colore le altre due pareti, piene di riferimenti alla contemporanea mostra pontremolese e al neonato Museo d'Arte, più un excursus a citare alcune grandi opere del bulgaro Christo su richiesta della committenza.
Recentemente, anche nell'ultima personale piacentina intitolata "Ombre e Radici" (2011), tenuta insieme alla collega Annalisa Riva, Francesca Bersani ha proposto nuovamente opere relative al concetto di ombra, ma arricchite dalle lame di luce che si accendono sapientemente per illuminare le tele bianche e nere, e soprattutto della folla, già sperimentata nel Teatro di Roveleto ma qui consapevolmente riportata con successo sulla tela.
In alto: "Parete del Centro Parrocchiale di Roveleto di Cadeo", 2009.
Il cappello e il cilindro sono altri elementi importanti della produzione di Francesca Bersani, eleganti, dignitosi e utili a celare il volto, insieme ai lampioni, le sciarpe, le scale, le biciclette e le
città.
"Solo tra la folla II" ribadisce ancora una volta il concetto della solitudine dinnanzi alla massa, l'intellettuale silenzioso che partecipa senza lasciarsi influenzare, e che pertanto passa inosservato.
"Luce oltre il tunnel" (2011) ribadisce il concetto del pensatore solitario, che per questo merita l'esclusione dalla vita pubblica e rumorosa della città, ma che con grande dignità viaggia alla ricerca della sapienza vera e profonda.
Sono tutti personaggi maschili quelli di Francesca Bersani, che raramente ha inserito delle donne.
Quando lo ha fatto, con l'eccezione del pubblico nel Teatro di Roveleto e delle protagoniste di un bacio, ha sempre rappresentato donne dall'identità poco chiara e dai contorni cupi.
Il cappello e il cilindro sono altri elementi importanti della produzione di Francesca Bersani, eleganti, dignitosi e utili a celare il volto, insieme ai lampioni, le sciarpe, le scale, le biciclette e le città.
Proprio lei, l'artista dei ritratti fotografici tecnicamente ineccepibili, dopo gli esordi del 2005, nei quali con poche tele aveva già raccontato a tutti la sua abilità tecnica, ha subito sterzato verso stilizzazioni formali personali, che rendono le sue opere chiaramente riconoscibili.
Gli sfondi, inoltre, pur mantenendo una caratterizzazione narrativa, sono spesso perfetti esemplari di astrattismo, sui quali l'applicazione di sagome o elementi di carta e giornale creano livelli decisamene interessanti.
A lei si devono anche diversi loghi, tra gli altri quello della Collezione Civica d'Arte di Sella, quello dell'A.S.D. Judo Canossa e della parrocchia di Roveleto di Cadeo.
Per saperne di più: ww.francescabersani.it; riferimento telefonico: 329.9640668.
Sopra: "Solo tra la folla 2", 2011.
L’ombra è fascino positivo o negativo, tangibile e intangibile, ma è anche straniamento, l'essere nella folla e non essere veduti...
Sotto: "Doppio confronto" 2010.