GLI ARTICOLI SU MONTEPIANO
Anno 4 - Numero 37
QUANDO AL GIOVEDI' SANTO SI LEGAVANO LE CAMPANE
Al loro posto "suonava" il ringol o raganella
di Elda Cotti
Consuetudine relegata nella memoria del tempo, offre un interessante spaccato della cultura e dei riti popolari delle Valli del Termina e dell'Enza.
I riti e le tradizioni della Settimana Santa nella valle del Termina e dell'Enza, nel lontano passato più chiuse per le esigue vie di comunicazione e gli scarsi scambi culturali, venivano vissuti con cerimoniali peculiari per rappresentare il dramma della Passione, morte e Resurrezione di Gesù Cristo. Con il trascorrere del tempo si sono uniformati, affievolendo l'antico significato ed adattandosi ai nuovi costumi e concezioni di vita e di fede.
Eppure si trattava di rituali storicamente importanti della nostra passata cultura, di usanze tramandate dai più anziani, espressione autentica della religiosità del tempo.
La Settimana Santa, nonostante il lavoro della terra impegnasse per l'intera giornata, veniva vissuta con il coinvolgimento di tutta la comunità che nelle celebrazioni ritrovava il senso di appartenenza. Numerosi i riti, soprattutto a partire dal Giovedì Santo; ma già qualche giorno prima i fedeli, in particolare le donne, preparavano il Santo Sepolcro ornandolo con la "veccia", seminata all'inizio della Quaresima. Per favorirne la germinazione, i semi interrati venivano tenuti al caldo delle stalle e poi in ambienti poco luminosi, così i germogli crescevano bianchi e rigogliosi (si usava dire allora "sei bianco come la veccia") e il Giovedì Santo ricadenti dai vasi posti lateralmente alla Deposizione di Cristo, visitata dai fedeli con una partecipazione veramente corale fino a tarda notte.
Alcuni anziani raccontano di una tradizione relegata nella loro memoria e a me sconosciuta: le campane legate.
Era consuetudine, la sera del Giovedì Santo, dopo la rievocazione dell'ultima cena, che le campane fossero legate, mute, in segno di partecipazione dell'intera comunità di valle al grande dolore della Chiesa per la Passione di Gesù Cristo. Da quel momento nelle campagne si respirava un’atmosfera di attesa in un silenzio veramente irreale.
La vita dei paesani di allora era regolata dai rintocchi delle campane, non c'era I'orologio sulla facciata del campanile; I'inizio della giornata era scandito dai rintocchi, altri din don dan richiamavano i contadini dai campi a mezzogiorno e l'Ave Maria della sera annunciava la fine della giornata.
Il campanaro era depositario di un "vademecum" di suoni codificati per ogni evento religioso o civile da comunicare alla popolazione: i rintocchi per la Messa, il vespro, il rosario, la morte, il pericolo, la richiesta di soccorso... E ogni chiesa aveva la propria voce che i paesani riconoscevano fra le altre. E il campanaro, con scrupolo, il Giovedì Santo legava proprio le campane con una corda (oggi I'espressione ha un significato simbolico) affinché non emettessero alcun suono, nemmeno per azione del vento.
Tacevano così le campane, il tempo restava sospeso, i fedeli vivevano con mestizia la fase di mezzo, di passaggio, la morte dopo la Passione. Il Venerdì di Pasqua, mentre in chiesa si spogliavano gli altari, il campanaro rompeva il silenzio salendo sul campanile ed agitando il ringöl o ringöla, o la raganella, strumenti di legno costruiti dai paesani che si sostituivano alle campane per annunciare i vari momenti della giornata; non con un suono ma con un crepitìo assordante richiamavano i fedeli alle funzioni religiose.
Tali strumenti sono ancora rintracciabili in alcune celle campanarie delle numerose chiese della valle. Il ringöl era una cassa di legno posta verticalmente, nella cui parte superiore a cielo aperto battevano delle specie di martelli pure di legno, posti alle estremità di lunghe leve elastiche, messe in tensione da due rulli dentati mossi da una manovella. Il fragore si otteneva azionando una manovella inserita su una faccia laterale della cassetta. L’ingegnoso e creativo Albertino Albertini di Mediano ha ricostruito un ringöl, per verificarne il funzionamento, del tutto simile al modello originale di tanti anni fa delle chiese di Lodrignano e Mediano. Un altro caro amico, appassionato di cultura popolare, mi ha fatto dono di una raganella,
anch'essa usata durante i riti della Settimana Santa: strumento di legno con un'impugnatura che si faceva ruotare col movimento del polso.
La linguetta di legno che scattava sulle tacche di una piccola ruota dentata provocava un forte rumore.
Il campanaro, nella cella campanaria, la faceva roteare ripetutamente così da riprodurre il verso o gracidìo delle rane e farlo sentire "ai quattro venti".
Più girava in vortice, più lo strepitio saliva di intensità.
Qualche anziano, ricordando di avere costruito la raganella, strumento che pare sia stato inventato come giocattolo per favorire I'apprendimento della musica da Archita di Taranto, filosofo e matematico del V sec. a.C., conferma che il campanaro, roteandola, aveva il compito di richiamare l'attenzione dei fedeli, ma il prete di allora raccontava ai chierichetti che quel crepitìo continuo rievocava le frustate al corpo di Cristo morente.
Dopo il rumore, il silenzio incombeva di nuovo sia in chiesa (gli altari spogli, i crocifissi e le immagini sacre avvolti in drappi viola, le candele spente) sia, soprattutto, nella vallata.
Si attendeva il pomeriggio del Sabato Santo quando si "slegavano le campane" che si riappropriavano del loro antico significato di forza per suonare “a gloria” I'annuncio della Pasqua di Resurrezione.
Quando si risentiva il loro suono, ancora più si avvertiva un senso di appartenenza e si veniva pervasi da un forte attaccamento alla nostra terra che veniva baciata da chi si trovava nelle campagne; spontaneo il segno della Croce e un pensiero di preghiera. Era il momento più vivo: gli squilli gioiosi suonati a distesa di campanile in campanile diffondevano per tutta la valle un rinnovato messaggio di amore e di speranza.
Modello di ringöl ricostruito e azionato da Albertino Albertini.
Raganella.
A lato: Ringöl a 3 ruote della chiesa di Mediano: compare la scritta "crepitacolo". ln realtà, non corrisponde al crepitacolo come strumento musicale idiofono.
Sopra: Ringöl della chiesa di
Lodrignano.
Sotto: ruote dentate del ringöl.