GLI ARTICOLI SU MONTEPIANO
Anno 3 - Numero 29
BRUNO ROVESTI: UNA TESTIMONIANZA INEDITA TRA CASTELNOVO MONTI E ANTONIO LIGABUE
di Alessandro Garbasi e Francesca Bersani
Bruno Rovesti (Gualtieri 1907 - 1987) era uno di quei cosiddetti "pittori contadini" della valle padana, nativo di quella fetta di bassa pianura tra Parma, Mantova, Reggio Emilia e Modena che ha visto esplodere il fenomeno della pittura naif tra la fine degli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta.
A memoria di quella particolare stagione sono rimaste diverse testimonianze, alcune delle quali di grande rilievo, come il Museo Nazionale delle Arti Naives di Luzzara, fondato nel 1968 da Cesare Zavattini.
Molto interessanti per comprendere il fenomeno nelle terre di Antonio Ligabue (Zurigo 1899 - Gualtieri 1965), sono anche le Case Museo di Pietro Ghizzardi e Rosario Lattuca a Boretto, e le numerose testimonianze di quella cultura sparse qua e là tra le collezioni pubbliche locali,dal Museo Cervi di Caprara di Campegine al Museo Ligabue di Gualtieri.
Bruno Rovesti era certamente un pittore naif nella sua accezione più pura di arte "ingenua", non accademica, come naives sono il suo lessico e la sua grammatica.
Un pittore contadino ben diverso però dall'Oreste Emanueili della pianura fidentina, sensibile al paesaggio classicamente inteso. Rovesti era un contadino che aveva preso in mano i pennelli solo neI 1947, a quarant'anni, durante il ricovero nel sanatorio di Castelnuovo Monti.
La prima ad accorgersi di lui fu Maria, la madre di Marino Mazzactrati (Galliera 1908 - Parma 1969), l'autore, tra le altre cose, del famoso "Partigiano" di Piazzale della Pace a Parma. Da allora l'attività. espositiva lo portò anche oltre i confini nazionali, iscrivendolo di diritto tra i più significativi autori naif italiani.
Rovesti era tecnicamente "ingenuo", ma non era però disinteressato alle dinamiche dell'arte, tanto che aveva I'abitudine di apporre dei commenti alle proprie tavole per spiegarle, per autocelebrarsi, per dire la sua e inserirsi nel mondo della critica.
Rovesti scriveva questi commenti a pennello sul retro delle tavole, poi li riportava in modo più approfondito su fogli di quaderno che incollava sopra la scritta precedente. Un metodo certamente singolare, ma molto interessante anche in chiave contemporanea.
Sta di fatto che queste "schede" auto-scritte, sono una fonte molto interessante e divertente per ricostruire alcune vicende di allora, sebbene sempre da vagliare attentamente.
Di seguito si riporta un brano scritto sul retro di una veduta di Castelnuovo Monti, oggi conservata presso una collezione privata di Brescello. La scrittura traballante e sgrammaticata, non consente una traslitterazione perfetta, ma si è cercato di mantenere quanto più inalterato il testo (le parentesi quadre sono nostre per agevolare lettura e comprensione), riportando anche gli errori grammaticali e la quasi totale assenza di punteggiatura: "Pittore contadino Bruno Rovesti CE A 70 N. [. . ..?] paesagio di Castelnuovo sui Monti di metri 800 sul lavello del mare, con tante case di tantissimi colori e bellissimi giardini con tanti fori e tante piante di natura montanare dove germoglia anche castagne da fare le castagne brustolite con strade di sali e scendi tutte in salita con tanti monumenti e anche fontane[.] la sera c'è molto fresc[h]ino e bisogna uscire con il cappotto, io sono stato curato nel sanatorio per tubercolosi T.B. e malattia che l'[h]o presa nella guerra di spagna e che poi l'['h]o riportata in Italia[.] a Castelnuovo ho avuto la sperimazione di
incominciare a pitturare e anche con l'aiuto di Marino Mazzacurati e di Andrea Mozzali [Guastalla 1985 - Poviglio 1977] io da lì sono diventato il migliore pittore del mon[...] e dico che Antonio Ligabue non è capace di dipingere e i suoi quadri li faceva sempre Mazzacurati e anche Mozzali[.] io sono Bruno Rovesti pittore contadino C.E. in tutto il mondo[.] gli alberi sono di tanti colori e le case tipiche della montagna con i tetti a punta per dare modo alla neve di andare giù perché d'inverno ne viene qui anche mezzo metro[.] di estate ci sono anche tanti turisti che vengono in villeggiatura e portano i bambini a ossigenarsi[.] il cielo è blu scuro e anche un po' blu segni di buona stagione[.]
Bruno Rovesti pittore celebre pittore contadino."
Emerge un Rovesti molto consapevole di se, forse fin troppo quando continua ad autodefinirsi celebre in tutto il mondo e quando demolisce il suo conterraneo e "rivale" Ligabue, forse per invidia, forse a ragione.
Sta di fatto che Rovesti appare talmente consapevole di se che senza dubbio quel "contadino" più volte ripetuto, non ha per nulla la funzione di trasferire un concetto di umiltà, come si direbbe di primo acchito, anzi, al contrario, il modo in cui viene sottolineato e ripetuto, messo a confronto con il contenuto dello scritto, lascia emergere la sua funzione autosponsorizzatrice, quasi che "contadino" fosse una qualifica sua peculiare, un modo per distinguersi ed essere ricordato.
In "vite sbobinate e altre vite", Alfredo Gianolio scrive di Bruno Rovesti: "Si qualificava nei suoi quadri PITTORE CONTADINO CELEBRE EUROPEO e chiedeva per i suoi dipinti prezzi sbalorditivi per impedirne l'acquisto e per un'autostima smisurata. Partecipò a tutte le guerre del duce. Tornato dopo sette anni nella sua catapecchia di Gualtieri ferito e ammalato di tbc, fu grato al fascio perché in guerra, nonostante infinite quanto inutili tribolazioni, si era sentito qualcuno e non perdeva occasione, in una terra di rossi, per salutare romanamente". "Scoperto e valorizzato da Marino Mazzacurati - termina Gianolio - fu unito da un rapporto di amoreodio al suo grande compaesano col quale divideva lambrusco e polenta". Nel suo libro, Alfredo Gianolio riporta questa affermazione di Rovesti: "Ad ogni modo Ligabue lo conosco abbastanza bene e so proprio che era un grande artista e che ha sempre fatto cose molto belle".
Una coloratissima e "ingenua" Castelnovo Monti dipinta da Bruno Rovesti, in cura
nel Sanatorio del capoluogo montano, dove è rimasto Per un triennio alla fine degli anni Quaranta.
"...e dico che Antonio Ligabue non è capace di dipingere e i suoi quadri li faceva sempre Mazzacurati e anche Mozzali..."