GLI ARTICOLI SU MONTEPIANO
Anno 3 - Numero 24

NEVIANO DEGLI ARDUINI RISCOPRE UN PASSATO DI EMIGRAZIONE

"UN DRAGO E' VENUTO A CASA MIA"

Frammenti di un esodo dimenticato

di Raffaella Sassi
Oggi nei nostri comuni sono sempre più numerose le famiglie provenienti dal Maghreb, dall'India, dai Balcani, dal sud America, e nelle nostre scuole in ogni classe si trovano bambini o ragazzini provenienti da questi paesi.
È in questa realtà che lo scorso anno la Fondazione Cariparma ha bandito un concorso rivolto a tutte le scuole superiori, di primo e di secondo grado, di Parma e Provincia chiamato “Migrantes Parmenses - in viaggio verso nuove frontiere”, il cui scopo era permettere ai ragazzi di oggi di riscoprire la memoria dell'emigrazione.
Promotori e coordinatori intelligenti e appassionati dell'iniziativa erano Carmelo Panico e Giovanni Fontechiari.
La scuola media di Neviano degli Arduini, che già l'anno precedente aveva partecipato all'iniziativa della fondazione con un video sulla Resistenza, ha aderito immediatamente assieme ad altri quaranta istituti.
All’inizio si è avuta l’impressione che il fenomeno migratorio non avesse interessato in modo rilevante queste colline. C’era memoria di qualche caso sporadico, qualche notizia su lontani parenti, ma nulla più. Insomma, in luoghi dove è ancora vivo il ricordo delle due guerre e della Resistenza, dove fioriscono ricerche sulla vita e le tradizioni del passato, dove esiste un Museo etnografico, sembrava che non vi fossero tracce di alcun fenomeno migratorio di una certa rilevanza. Tra l’altro nel comune di Neviano degli Arduini non esistono, a differenza dei altre zone dell’Appennino, associazioni o circoli di emigrati.
Parlando con i ragazzi delle varie classi, si è consolidata l’impressione che in questa zona non vi fosse stato alcun movimento di emigranti.
Poi la ricerca storica negli archivi, in particolare in quello Vescovile, dove si sono trovati moltissimi documenti relativi al primo Novecento, e nelle famiglie, dove tra parenti e vicini di casa sono emersi racconti e testimonianze di parenti e conoscenti emigrati sia all’estero che in altre zone d’Italia, ha mostrato la contraddizione tra il passato ricordato ed il passato reale.
Si è scoperto che in queste zone, specialmente tra l’Ottocento e il 1913, poi dagli anni Trenta agli anni Cinquanta, vi era stato un vero e proprio esodo di persone che, per motivi principalmente economici, avevano dovuto intraprendere il cammino dell’emigrazione. Lasciavano miseria e fame, cercavano lavoro e speranza. Molti erano poi tornati.
In particolare tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento le mete erano la Francia (Sud, Corsica, Parigi, Lorena) e il Belgio; successivamente  le Americhe, la Svizzera e la Germania; negli anni ’50 anche  l’Australia. In genere gli uomini trovavano lavoro come operai, braccianti, muratori, minatori, boscaioli,scavatori, spaccapietre,scalpellini, segantini, facchini. Facevano lavori faticosi, umili, non conoscevano la lingua. In Francia li chiamavano “ritals” o “macaroni” per deriderli e umiliarli.
Molto forte, specialmente per le donne,  era stata invece l’emigrazione interna verso cotonifici, setifici, iutifici e bustifici,  verso le città, come domestiche o balie, e verso le risaie.
Solo da Provazzano, una frazione di Neviano, nei primi decenni del Novecento erano partite trecento persone.
I dati sul comune di Neviano degli Arduini dicono che nel1891 c’erano 7.122 abitanti, nel1900 8.258, nel 1961 5.982 ( senza la frazione di Castione Baratti) ed infine, nel 2009, 3.760, con un’alta percentuale di immigrati da altri stati ed altri comuni.
Questo fenomeno sociale di grandi dimensioni, che ha toccato tutte le famiglie, come la Grande Guerra, è stato, a differenza della guerra, dimenticato. Negli ultimi vent’anni - proprio in corrispondenza con l’inizio dell’immigrazione da altri stati - si è verificata una vera e propria rimozione collettiva, confermata anche dall’assenza quasi totale di documentazione scritta famigliare (lettere, cartoline, foto),
Con gli alunni, in particolare di terza,  si è riflettuto su come l’immagine negativa dell’emigrante imposta dall’esterno con i mass-media, in primis la televisione, abbia cancellato la storia reale di una comunità, producendo una distorsione storica. Viviamo in un paese smemorato, che non riesce a fare i conti con la propria storia e che si culla in un’immagine di sé molto distante da quella reale.
Quando vi è una rimozione, “un meccanismo di difesa volto a proteggere la psiche da esperienze dolorose”,  si sa che poi vi è sempre un ritorno del rimosso, sotto varie forme collegate in qualche modo al contenuto originario e spesso di carattere difensivo, quando non, come in questo caso, addirittura razziste.. E poiché oggi il fenomeno migratorio ha invertito la sua direzione rispetto al passato - non c’è più emigrazione ma c’è, e sempre più importante,  immigrazione da altri paesi  spesso accompagnata da reazioni di intolleranza - si è capito che è necessario scavare nel passato per far acquisire ai ragazzi una diversa consapevolezza nei confronti della realtà sociale attuale.
I ragazzi, dopo l’apparente indifferenza iniziale, molto impressionati da quanto era stato scoperto,  hanno formulato ulteriori ipotesi sulle ragioni  dell’oblio: l’essere cresciuti in ambienti comodi e sicuri, essendo nati in un paese ricco e sviluppato, ha
indotto a pensare che sia stato sempre così, ritenendo quindi le migrazioni un problema che riguarda solo gli immigrati di adesso; la vergogna di essere stati poveri e di essere stati umiliati ha impedito che venissero conservati ricordi, lettere o foto; chi aveva vissuto lo sradicamento forse non voleva ricordare quello che aveva fatto o subito.
Molti di loro hanno provato rabbia e dolore al pensiero che tanti siano stati dimenticati.
Le informazioni, i dati e le nuove conoscenze sono stati trasformati in racconti, immedesimazioni, dialoghi, pensieri e riflessioni; sono state intrecciate le storie attuali degli immigrati di oggi con le storie passate degli emigranti di ieri  e ciò ha permesso a tutti di scoprire un vissuto comune, fatto di speranze e paure, di fatica e di sofferenza, di realizzazione e di arricchimento personale e collettivo, in sintesi di recuperare la memoria collettiva mettendola in relazione con la realtà odierna.
Così con questo lavoro è stata ricostruita la memoria di un passato ancora vicino perché  riguarda nonni, prozii, amici, ma lontanissimo dalla nostra percezione perché rimosso dalla memoria collettiva. Recuperarlo ha permesso di capire che gli spostamenti di massa, i fenomeni migratori, con il loro carico di dolore e sofferenza, ma anche di coraggio e speranza, appartengono a tutta la specie umana e permettono a popoli e culture di incontrarsi, di conoscersi e di arricchirsi vicendevolmente nel momento in cui ci sono integrazione e trasformazione.
Avere capito che lasciare i propri luoghi d’origine ed i propri cari è un’esperienza molto difficile da ammettere e da vivere ha creato un nuovo clima tra tutti i ragazzi della scuola.
Il titolo, “un drago è venuto a casa mia - frammenti di un esodo dimenticato”, deriva dall’incubo trasformatosi in sogno di un ragazzo marocchino stabilitosi qui due anni fa. La scelta è stata determinata dal fatto che questo sogno mostra, con il suo linguaggio simbolico immediatamente comprensibile a tutti, come il trauma dello sradicamento dal luogo di origine possa diventare fonte di arricchimento personale - e di conseguenza anche collettivo - se gli individui sono in grado di reggere il dolore iniziale, di elaborarlo e di trasformarlo, integrando nel profondo la nuova realtà. In esso emerge anche il ruolo determinante della musica e della voce umana, della parola.
All’attività hanno collaborato alcuni insegnanti della scuola media, Sindaco ed Assessore alla cultura, Adriano Engelbrecht  come esperto teatrale e regista, Alessandro Nidi per le riprese video, Giacomo Monica per i canti tradizionali, molte persone del posto.
Tutto il lavoro è diventato la traccia di un video dei ragazzi di tutte e tre le classi,  ripreso in una gelida mattina, il 3 aprile 2009, a Quinzano, una frazione di Neviano, ed  ha poi ottenuto il primo premio del Concorso “Migrantes Parmenses”, premio consegnato ad una rappresentanza della Scuola ed al Sindaco nel corso di un’ emozionante cerimonia al Teatro Regio di Parma il 25 maggio 2009.

BIBLIOGRAFIA
Testi documentanti vicende famigliari prodotti dai ragazzi .
Registri parrocchiali (Archivio storico diocesano) relativi a Neviano degli Arduini e Provazzano, con “giuramenti supplettivi uso matrimonio”.
Lettere di parroci della zona
alle autorità ecclesiastiche relative a numero di emigranti, luoghi e mestieri negli anni 1930-32
Preghiere per gli emigranti
degli anni Venti e Trenta.
“Canti dell’Appennino parmense” - Ricerca ed elaborazione corale - di Giacomo Monica, Forme editoria per immagini, 2003 Bolzano vicentino
Manuale di storia
( STORIA ed educazione alla cittadinanza 3; ed. ATLAS) in uso
Articoli e foto di quotidiani
-“Sogni e fagotti” - immagini, parole e canti degli emigranti italiani. di M.R.Ostini e G.A.Stella; ed. Rizzoli
-“L’émigration italienne au 19ème siècle vue à travers une famille de la province de Parme” par F.Richardot
Annuario del territorio
dell’Emilia Romagna del 1913
Archivio del Comune di Neviano degli Arduini
"... da Provazzano, nei primi decenni del Novecento, erano partite trecento persone".
"...lasciare i propri luoghi d'origine ed i propri cari è un'esperienza molto difficile da ammettere e da vivere...".