GLI ARTICOLI SU MONTEPIANO
Anno 3 - Numero 22
IL MUSEO DEI LUCCHETTI DI CEDOGNO
GENESI, APPUNTI E CURIOSITA' DI UN GIOIELLO DELL'APPENNINO PARMENSE
di Alessandro Garbasi
Ci sono storie che nascono all’improvviso per essere buttate il giorno dopo, altre che si costruiscono in una vita e si alimentano con il passare del tempo. Una di queste lega il borgo di Cedogno (vedi MontePiano del dicembre 2009, pp. 38-41), a Vittorio Cavalli, una delle più importanti figure del collezionismo parmense dei nostri giorni. Amico di Ettore Guatelli e di Glauco Lombardi, Cavalli ne ha condiviso l’ambizioso obiettivo: “Vedevo Lombardi tutte le mattine, mi raccontava della sua raccolta e anche io gli dicevo che avrei voluto fare un museo: “ma fallo! Vai avanti!” mi spronava sempre”. La differenza sta nell’oggetto della ricerca principale, non cimeli legati al Ducato di Parma e nemmeno pezzi della civiltà contadina, ma gli oggetti più famosi e romantici dei nostri giorni: i lucchetti.
Tutto incominciò nel 1923 a Bazzano, il centro non lontano da Cedogno che diede i natali a Vittorio, sempre nel comune di Neviano degli Arduini. Pochi anni di studio sui libri, una innata sensibilità artistica e un’abilità manuale da fare invidia furono i requisiti; dopo qualche anno di lavoro artigiano con la famiglia, Vittorio iniziò a maturare insofferenza nei confronti del modo di condurre l’attività, poco consono alla sua illuminata visione delle cose e della vita. Nel frattempo il rapido succedersi degli eventi ci porta a Trento, dove un bombardamento distrusse la caserma nella quale Vittorio era arruolato. Le macerie inghiottirono la cassettina che si era costruito per affrontare le necessità di quella permanenza, e nel fuggi fuggi generale, il lucchetto che Flèmo da Bazzano gli aveva prestato per chiuderla.
La mancata restituzione di un oggetto cordialmente prestato fu la molla che fece scattare la collezione: “Da quel giorno decisi di raccogliere tutti i lucchetti che mi capitavano, anche brutti, rotti e gobbi” (ripete più o meno sempre in questi termini Vittorio, ora che è diventato un “conferenziere”). Una storia strana, di cuore si direbbe, ambiziosa, umile e orgogliosa, come il suo protagonista, giudicate voi. Certo è che anche in questo episodio si intravede una buona fetta della personalità di Vittorio, certamente non comune, più difficile da spiegare che da capire. Nel 1946 capitò l’altro evento fondamentale per il Museo di oggi. Entrò in scena Gianna Morini, nativa di Roncaglio, sulla sponda reggiana dell’Enza, quasi di rimpetto a Bazzano.
Dopo quattro anni di fidanzamento si sposarono, insieme costruirono due case (e sottolineo “costruirono”, non “fecero costruire”!), ebbero due figli (Valerio e Gastone) e continuano la loro umile e colta esistenza tra Parma e Cedogno. Il viaggio di nozze a Roma fu l’occasione di avvicinare gli stracciai della capitale e di acquistare i primi lucchetti importanti: “La gente non considerava abbastanza queste persone, perché non capiva che raccogliere la roba che gli altri buttavano via significava salvare la storia! Quelle persone stavano salvando la storia!” (concetto espresso nella conferenza di Ostia Antica, novembre 2007). “Allora - ripeteva ancora Vittorio in quella occasione - fra i miei gioielli c’erano solo la moglie e i lucchetti!”. Gianna, infatti, come si accennava, è proprio la chiave che consentirà la costituzione della raccolta: “Mia moglie mi ha sempre permesso di viaggiare e accumulare montagne di ferri vecchi, non mi ha mai ostacolato. Con un’altra donna tutto quello che ho fatto non sarebbe stato possibile”. Nel frattempo Vittorio lavorava per il comune di Parma e presto divenne curatore della Galleria del Teatro, nel Ridotto del Regio. Si fece amico di alcuni grandi artisti, in particolare di Tono Zancanaro, Enzo Bioli e Remo Gaibazzi, con i quali viaggiava e discorreva, perché “Da quella gente si può solo imparare”.
(sono esposti pezzi dai templi nepalesi, dalle ferrovie statunitensi, dal carcere di Regina Coeli e così via).
Molto interessanti quelli della sezione asiatica, i migliori dal punto di vista estetico, vere e proprie opere d’arte, dove la toreutica e la tecnologia scoprono finalità comuni: ci sono quelli zoomorfi (scorpioni, gazzelle, orsi), quelli lavorati con raffinatissime decorazioni a cesello, e ancora, bellissimi quelli magrebini in osso di cammello e pece. La sezione europea si distingue invece per la maggiore austerità, testimone di una diversa radice culturale che permea ogni prodotto umano.
Ma questa è un’altra delle mille storie che Vittorio potrebbe raccontare, insieme a quella di restauratore, “docente” di vita partigiana, raccoglitore a largo raggio, organizzatore di mostre e storico, sempre curioso, fin da bambino, di carpire dagli anziani gli insegnamenti più a rischio di estinzione. In mezzo a tutte queste attività, continuava imperterrita la ricerca dei lucchetti. Sono ormai migliaia i pezzi che con amore ancora oggi (a quasi 87 anni) raccoglie sui mercatini, dai rottamai o dove gli capita, con l’entusiasmo di sempre e un’energia indescrivibile.
Il frutto del suo lavoro si è concretizzato alle soglie del nuovo millenio con la fondazione del “Museo Storico dei Lucchetti”, sito a Cedogno, a pochi passi dalla sua abitazione. Comprende una selezione della sua immensa raccolta, che va dai pezzi rinascimentali alle evoluzioni più estreme del lucchetto contemporaneo. La straordinaria importanza dell’esposizione di Cedogno risiede nella completezza della raccolta e nella sua unicità: esemplari da tutti gli angoli della Terra, di tutte le tipologie e di tutte le epoche a partire dal XVI secolo
Negli ultimi tempi è aumentato sensibilmente il numero di riviste e televisioni, anche a carattere nazionale, che gli hanno dedicato dei bellissimi servizi (ad aprile 2008 il Museo dei Lucchetti e Vittorio Cavalli sono andati in onda su Rai Due, nell’ambito della trasmissione “Sereno Variabile”), perché quella storia, vecchia di oltre mezzo secolo e ancora in divenire, conta sempre più persone desiderose di ascoltarla. E’ capitato a Montichiari, in provincia di Brescia, dove il Museo è stato l’invitato speciale della “Rassegna Antiquaria 2007”, è capitato due volte a Roma (a Ponte Milvio e a Ostia Lido) e qualche mese fa a Pontremoli, anche grazie al fondamentale sodalizio con l’esperto UNESCO Adalberto Biasiotti (figura di fondamentale importanza anche per la stessa esistenza del Museo) e del collezionista romano Marco Fagnani, mentori del “Museo Itinerante del Lucchetto”, fondato con lo scopo di diffondere la conoscenza dell’oggetto e delle superstizioni che lo accompagnano attraverso una serie di eleganti mostre in giro per l’Italia.
Scolaresche e comitive da ogni dove giungono regolarmente nel piccolo borgo di Cedogno e non solo dall’Italia. Di recente un centinaio di appassionati collezionisti di chiavi, serrature e lucchetti provenienti da tutto il mondo si sono dati l’annuale appuntamento internazionale a Parma, per visitare il Museo di Cedogno. Il libro delle presenze ha registrato il passaggio di tedeschi, austriaci, svizzeri (tra cui la direttrice del museo di Graz), francesi, americani, asiatici e africani. Ma nel territorio nevianese sono ancora molte le persone che non hanno mai visto il museo. La visita richiede almeno un’ora, appena il tempo di osservare gli oggetti e farsi mostrare le peculiarità dei lucchetti esposti, da quelli dotati di carillon, a quelli che celano incredibili antifurti (alcuni emettono un sonoro rimbombo quando si ruota la chiave, altri hanno la toppa nascosta e si aprono solo utilizzando contemporaneamente numerose chiavi).
Un itinerario completo attraverso i secoli e le culture, fatto di arte, tecnologia, storie di civiltà e credenze magiche, un vero gioiello reso oggi ancor più delizioso dalla sezione contemporanea (lucchetti-robot, lucchetti Swarowsky ecc.), tutta da scoprire. L’incontro con Vittorio Cavalli in persona, inoltre, vale tanto quanto il museo ed è fondamentale per scoprire come il lucchetto, così come qualsiasi altro oggetto, possa essere un inestimabile contenitore di storie. Vedere per credere!
Sotto:Vittorio Cavalli mostra come si apre uno dei suoi lucchetti
Sotto: Il "re dei lucchetti" con la moglie Giovanna Morini. Per loro, l'8 gennaio ha segnato il 60° anniversario di un felice matrimonio.
A lato: Un gruppo di eperti di meccanica dei lucchetti in visita al museo cedognese.
Sopra: Due turisti stranieri posano accanto all'emblema della straordinaria raccolta di chiavi serrature e lucchetti.
A Lato: I tre "moschettieri del lucchetto": da destra, Vittorio Cavalli, Marco Fagnani e Alberto Biasiotti.