GLI ARTICOLI SU MONTEPIANO
Anno 2 - Numero 21
UNA VISITA A CEDOGNO, IL BORGO PARMENSE CHE SI AFFACCIA SULL'ENZA
IL "PAESE DEI LUCCHETTI" E' RICCO DI STORIA, TRADIZIONI E LEGGENDE
di Camillo Bertogalli
La nuova chiesa parrocchiale, posta nella parte bassa del borgo, venne eretta nel 1653 per volontà del parroco d. Pellegrino Piazza: a testimonianza di ciò resta un’ epigrafe murata sulla facciata recante la scritta: D. P. P. R. 1653 Dominus Pellegrinus Piazza Rector.
L’edificio fu ultimato e consacrato da Mons. Nembrini,Vescovo di Parma, nel 1656. All'interno dell'edificio esistono alcune opere di pregio: il loculo del fonte battesimale in noce intagliata, l'ancona della Madonna, realizzata negli anni Trenta del secolo scorso per opera di Violante Garulli, il soffitto a cassettoni, già esistente nel Settecento, fu ridipinto alla metà del XX secolo dal pittore Quintavalla di Parma.
Il campanile in pietra spaccata termina con bifore in cotto all'altezza della cella campanaria; venne fatto costruire dal parroco don Giovanni Grazioli e inaugurato il 4 giugno 1726, mentre don Enrico Nicoli nel 1894 lo fece innalzare di m. 2 portando la sua altezza totale a circa 18 m. Le due campane vennero fuse da Giovanni Bettalli di Gombio nel 1825 e sono dedicate rispettivamente: la maggiore, a S. Maria Assunta e la minore a Gesù Crocifisso. Durante la fusione fatta nel sagrato della chiesa, Dallacasa Battista di Cedogno diede al parroco di allora un certo numero di monete d'argento da fondere assieme al bronzo occorrente, e, questo esempio fu seguito da molti altri compaesani.
Nella parte centrale del paese esistono due pregevoli maestà in marmo bianco di cui una dedicata a S. Antonio da Padova, fatta erigere da “Antonio Maria Casa per sua divocione A.D 174” e l'altra, posta sul muro perimetrale di casa Bussi, racchiusa entro una rilevante nicchia trifora in arenaria raffigurante S. Andrea Avellino commissionata da Carbognani Andrea e datata 1823.
Casa Bussi, risalente al XVIII sec., presenta entro il cortile i resti di una loggetta con colonnine in cotto e, all’interno, un camino in arenaria con stemma recante il millesimo 1788.
Poco oltre, scendendo verso valle, troviamo il Museo dei Lucchetti che presenta una raccolta di estrema singolarità composta da migliaia di lucchetti di varie epoche provenienti da tutto il mondo.
Il museo, inaugurato nel 2001, rappresenta un omaggio che Cedogno e tutto il nevianese hanno voluto tributare al conterraneo Vittorio Cavalli
In un censimento del 1936 risulta che 80 abitanti sono emigrati in Francia, prevalentemente a Parigi, mentre 5 cedognesi sono andati in America a New York.
Dopo la seconda guerra mondiale inizia lo spopolamento verso la Svizzera e le città di Parma, Milano, Torino ma anche all'estero.
Gli abitanti erano 350 nel 1940, quindi 205 nel 1961, 156 nel 1984; attualmente sono 112, però ultimamente la popolazione si è stabilizzata con qualche piccolo segnale di ripresa.
Cedogno è una frazione del comune di Neviano degli Arduini, posto sulla sponda parmense della Val d’Enza, a sud del monte Farneto in posizione panoramica 357 mt.slm.
Il documento d’archivio più antico attestante l’esistenza di Cedogno è databile tra l’anno 899 e il 926, quale possedimento del monastero reggiano di S. Tommaso e sede di una corte dominica nella quale vivevano 36 servi. Dalla stessa pergamena si viene a conoscenza che la dotazione che detti servi avevano a disposizione per lavorare i terreni della corte erano: 2 buoi, un giogo, 2 vasche da vino, 2 zappe, 1 roncola, 1 mannaia, 2 falci missorie e una sega. A quest’epoca nei terreni della tenuta di Cedogno si seminavano 30 moggi di cereali per ricavarne 70.
La località di Cedonio compare anche in un atto di donazione fatto dal Vescovo di Parma, Sigifredo II, il 20 novembre 995 alla Canonica di Parma ( Perg. Archivio Capitolare sec. X, n. LXIX).
In una famosa pergamena del 1230, il Rotulum Decimarum, conservata all’Archivio di Stato di Parma, compilata per le eliminare le numerose controversie sul versamento delle decime alle pievi, la cappella di Cedogno risulta dipendente dalla pieve di Santa Maria Assunta di Sasso.
Alla metà del XVI secolo, le numerose frane che interessano questi territori modificano l’assetto architettonico e amministrativo di questi luoghi. In un Chronicon degli anni Trenta del Novecento don Fortunato Rastelli parroco di Cedogno, racconta che il centro dell'antico paese era situato più a sud-est rispetto a quello attuale, in in un terreno chiamato Braja, e che venne distrutto da una grande frana nel secolo XVI. Tuttavia, circa la distruzione dell'antico centro di Cidonia, lo stesso don Rastelli scrive: In questo archivio parrocchiale non esiste alcun documento comprovante la veridicità di questa asserzione. Questa notizia fu tramandata dalla tradizione popolare fino ai nostri giorni[sec. XX n.d.r.]. Uno studio da me fatto sul luogo comprova la verità di questa tradizione popolare. La frana interessò anche l’antica cappella posta nella parte bassa del paese, verso sud-est, in prossimità dell'Enza, su un terreno ancora oggi denominato Chiesa Vecchia e il villaggio di Rivarola, situato sulla strada di crinale fra Lodrignano e Bazzano nei pressi di monte Farneto, con la sua cappella di S. Lorenzo, i cui terreni passarono alla parrocchia di Cedogno sotto il titolo di Beneficio di S. Lorenzo.
Nel 1564, la chiesa di Cedogno diventa Parrocchiale col titolo di Santa Maria Assunta.
Il paese attuale si sviluppa prevalentemente attorno alla strada che dal monte Farneto scende fino al ponte sul torrente Enza. Fin dal Medioevo era attraversato da una strada mulattiera che proveniva da Castelnuovo Monti, e attraverso l'Enza proseguiva per Cedogno, Bazzano, Guardasone e Traversetolo fino a Parma.
Le case che si affacciano sul borgo, sono in gran parte in pietra locale; all'inizio del paese partendo dalla parte alta, una casa corte, già dei Rossi, costruita nel XVIII secolo, mostra negli archi e nelle finestre una certa eleganza architettonica.
Il borgo è dominato da una possente Torre, anch'essa già della famiglia Rossi, che conserva, seppur manomessa, la struttura originaria di casa-forte quattrocentesca con feritoie. Per circa due secoli l’edificio fece le funzioni di dogana ed ospitò un presidio militare. Notevole l’architrave posto sopra la finestra, lato nord ovest, dove è inciso uno stemma formato da un pastorale incrociato con una spada e nel mezzo una corona. Attualmente la torre appartiene alla famiglia Mistrali.
Al di là della strada esiste un portale in arenaria datato “1783”, probabilmente di recupero: venne posizionato nell’attuale ingresso nel 1888. Anche il muro di sostegno del cortile di questo casamento fu realizzato pietre di recupero, probabilmente derivanti dall’ antica chiesa di Cedogno.
che ha dedicato tutta la vita ad un collezionismo geniale ed appassionato. La singolare e importante raccolta è
stata catalogata e allestita in collaborazione con l’Istituto d'Arte “Paolo Toschi” di Parma e il Centro Studi delle Valli del Termina con la consulenza dell’ing. Adalberto Biasiotti, esperto in sicurezza e lucchetti antichi (www.museodeilucchetti.eu).
Nella parte più a valle nei pressi della sponda sinistra dell'Enza esisteva un antichissimo mulino a tre ruote già presente nelle mappe del XVII secolo e indicato come Mulino di Cedogno. L’edificio, ora trasformato in abitazione civile, cessò la sua funzione di mulino negli anni Sessanta del secolo scorso.
A nord est del paese su un colle esisteva un castello o meglio una torre armata; don Rastelli nel suo Cronicon scrisse: non si conoscono origini e storia, di certo si sa che il dott. Pier Santi Donelli proprietario del terreno su cui sorgeva questo castello, fece eseguire degli scavi da cui furono rinvenuti delle antiche lame ed alcuni archibugi donati in seguito al museo di Parma, ma con la prematura scomparsa del Donelli le ricerche cessarono.
Fino al XIX secolo, Cedogno aveva oltre 400 abitanti; dalla fine dell'Ottocento a causa di dissesti geologici, epidemie, scarso commercio determinato anche dalla posizione isolata del paese per mancanza di strade di comunicazione, iniziò una forte Emigrazione e molti cedognesi se ne andarono per tentare di migliorare le proprie condizioni.
Risulta da un censimento dei primi anni del Novecento che molti di essi emigrarono a Parigi dove cera una forte richiesta di manodopera specialmente sterratori utilizzati per lo scavo della metropolitana.
Nel 1914 vi fu un rientro generale per il richiamo alle armi di tutti gli uomini abili al servizio. Furono chiamati al fronte le classi dal 1884 al 1899 infine la classe 1900 venne utilizzata in seconda linea e per servizi di sussistenza nei primi mesi del 1918. I cedognesi sotto le armi furono 40 di cui 14 caduti in combattimento. Dopo la prima guerra mondiale riprese l'emigrazione sia verso la Francia che verso l'America.
Infine passando dalla storia alla leggenda, nella vecchia osteria del paese si raccontava di una misteriosa cavalla, messa a disposizione di un certo Giacomo per il rifornimento del sale e del tabacco da
Langhirano a Cedogno; l'animale, e qui sta il meraviglioso, ben pasciuto e lucido, non prendeva mai ne fieno ne biada, ma veniva misteriosamente nutrito durante la notte. La morale della leggenda è evidente e la suggeriscono gli abitanti stessi del luogo: il bene non va mai perso.
Vittorio Cavalli, "il re dei lucchetti, con alcuni dei suoi gioielli
Turisti stranieri in posa davanti al <museo dei lucchetti di Vittorio Cavalli
A lato: Colonna costruita recuperando le pietre della distrutta antica chiesa.
La piazza di Cedogno
A lato: Cedogno presenta molte testimonianze architettoniche di pregio, come si può notare nella foto sopra, dall'architrave della finestra della torre Rossi-Mistrali e, in quella sotto, dalla decorazione di un portale del XVIII secolo
Nelle 2 foto sopra sotto: momenti della visita al paese del Centro Studi Valli del Termina