GLI ARTICOLI SU MONTEPIANO
Anno 1 - Numero 2

Con Vittorio Cavalli nel suo museo di Cedogno
Il Signore dei Lucchetti
di Raffaele Bruni

Vittorio Cavalli, classe 1923, stirpe di falegnami sulle rive dell'Enza (nella nativa Palanzano e a Buvolo di Vetto) si è innamorato dei lucchetti a vent'anni, quando era in guerra.
"Nel gennaio del 1943 - racconta Cavalli - ero andato a fare il militare a Trento, portando con me, come valigia, una cassetta di legno che mi ero costruito e che chiudevo con un particolare lucchetto a combinazione, dono del mio amico Flemo. Nel 'tutti a casa' del settembre di quell'anno, perdetti gli effetti personali,compreso quel lucchetto cui tenevo più di ogni altra cosa smarrita. Da allora ho cominciato a cercarne, acquistarne e scambiare di ogni tipo, epoca e fattura, in ogni parte del mondo.
Ne ho raccolto più di 3 mila e ho sempre sognato di poterli esporre e renderli fruibili agli altri, in un museo". Il sogno di Vittorio Cavalli che, smesso il grigioverde ha fatto, via via, il falegname, il trebbiatore e il restauratore di mobili in Val d'Enza e il dipendente del Teatro Regio e dell'annessa Galleria a Parma, si è concretizzato il 6 maggio 2001, a Cedogno, nel Comune parmense di Neviano degli Arduini, dove vive con la moglie Gianna e il secondogenito Gastone.
I "pezzi forti" della sua raccolta (la più ricca d'Italia e unica al mondo, che va dal 1300 ai giorni nostri) sono stati, infatti, disposti in bella mostra (dal Comune, dal "Centro Studi delle Valli del Termina" e dalla ditta Zadi) in un "Museo storico dei lucchetti" in cui spiccano lucchetti in ferro e in bronzo, a molla trasversale, a barbigli, a tamburo dentato, a molla elicoidale, a segreto svitabile, lucchetti "talismanici" ("che -esclama questo collezionista da Guinness dei primati- servono per proteggere persone e oggetti cari") e lucchetti zoomorfi.
Passando in rassegna i suoi gioielli (catalogati da allievi e insegnanti dell'Istituto Statale d'Arte "Toschi" di Parma, con la supervisione del museologo Adalberto Biasotti) Vittorio Cavalli ne spiega origini (anche da Nepal, Australia, Russia, India e Cina) e caratteristiche: "Questo -informa con grande trasporto- viene da Taiwan; l'ho trovato nella discarica di Felino e riproduce un moderno robot. Quest'altro, invece, è di Tunisi: ogni volta che giri la chiave nella toppa, suona i colpi". Con lui pensionato arzillo e lucidissimo, si viaggia nel tempo, fra lucchetti bolognesi "a collo di cigno" del 1700 ed esemplari che, nello stesso periodo, chiudevano le porte del carcere romano di "Regina Coeli", tra lucchetti "zoomorfi" iraniani del 1800 ed altri che bloccavano portoni del Tibet nel 1600.
Collezionista appassionato ed esperto di tutti gli oggetti che "sanno" d'antico, di tradizione e di cultura, Cavalli ha raccolto, nella propria abitazione e in alcuni locali di servizio, anche quadri d'autore, mobili vecchi (che "cura" e restaura personalmente), lucerne, lumini, "podini", attrezzi agricoli a go- go, serrature, "lemosinini" e, specialmente, tanti e tanti lucchetti... tutti quelli che non hanno potuto trovare posto nel suo pur bellissimo e prestigioso Museo.
Lucchetti a molla trasversale

Questi lucchetti sono quelli che presentano la maggio varietà di forma, dimensioni e provenienze. Di solito, hanno il corpo disposto verticalmente il foro della chiave è al centro di una delle due facce. L'accesso al foro è, generalmente, nascosto da un segreto mobile che, oltre a provvedere alla funzionalità, può fungere anche da elemento decifrativo. Tra i lucchetti a molla trasversale rientrano sia quelli di grosso formato (utilizzati per porte e cancellate) sia altri che superano appena il centimetro, usati come monili in catenelle e collane. Sono tutti dotati di un meccanismo assai semplice che ne ha determinato la diffusione in ogni parte del mondo.





Lucchetti a tamburo dentato

Sono caratterizzati da un corpo centrale cilindrico, con due alette laterali trapezoidali in cui si inseriscono le estremità dell'anello che può essere fisso su un lato o del tutto estraibile. Le chiavi sono a canna, con ingegno a tacche su uno o due lati e con l'impugnatura ad anello. Come meccanismo, hanno un tamburo dentato a lamelle disposte all'interno del cilindro. Si tratta di lucchetti massicci, con poche concessioni all'estetica e, spesso, di provenienza russa, come testimoniano le scritte in cirillico.





Lucchetti con molla a barbigli

In questo tipo di lucchetti (per lo più a corpo orizzontale) Una parte dell'anello è costituita da un pezzo per la chiusura che è estraibile. Quando il lucchetto è aperto, se ne può vedere il funzionamento interno e constatare che il suo meccanismo è fra i più antichi.