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Anno 2 - Numero 19

PER IL FAMOSO DIRETTORE DI GARA, "LA CORRUZIONE E LA VIOLENZA, NEL CALCIO CI SONO SEMPRE STATE E L'ARBITRO DEVE COMPORTARSI CON SERIETA', PROFESSIONALITA' E AUTONOMIA SIA FUORI CHE SUL TERRENO DI GIOCO"

ALBERTO MICHELOTTI: IL RE DEGLI ARBITRI, PARLA DEL CALCIO CONTEMPORANEO

di Alessandro Garbasi
Prosegue la nostra intervista, iniziata nel numero di settembre di MontePiano, al grande arbitro di calcio Alberto Michelotti. Nato a Parma nel 1930, dopo aver giocato, come portiere, in varie squadre della zona e in serie C, si infortuna contro lo Spezia e, a trent'anni va fare l'arbitro. Brucia le tappe e, in soli quattro anni, nel 1968 approda in serie A. Di lì il grande balzo nelle più prestigiose competizioni internazionali, con campioni del calibro di Pelè e Beckembauer, ma continuando a lavorare nella sua officina di Parma e a salire, appena possibile, nella seconda casa di Urzano di Neviano degli Arduini. Arbitra l'ultima partita nella massima serie il 17 maggio 1981, ma il fischietto lo tiene ancora nel taschino e nel cuore. Con lui, parliamo dei problemi attuali del calcio e degli arbitri.
C’è rivalità tra arbitri? Per esempio per dirigere la partita di cartello della settimana?
Ma sai, c’è un commissario, che adesso è Collina, che valuta, e il più bravo va. Quindi da questo punto di vista non c’è particolare invidia.
E il rapporto con la stampa come è cambiato da allora a oggi?
L’arbitro non può mai parlare se non è autorizzato, questo per evitare che ti mettano in bocca cose che non hai detto e creare maggiori confusioni. Adesso, se noti, ci sono degli ex arbitri che fanno i moviolisti che fanno schifo. Fanno schifo perché conoscono l’ambiente arbitrale, se ne sono tirati fuori e lavorano con astio. Allora con i giornalisti ci si rispettava reciprocamente, più di oggi. Allora non ti mettevano in bocca delle cose per sentito dire.
E la violenza negli stadi?
C’era già. Io ci ho scritto un libro. A Roma avevo subito un’invasione in campo. Era un Roma - Inter. Ho dato un calcio di rigore gli ultimi minuti contro la Roma, gol di Boninsegna. Via, fuga! E le lettere anonime che non ho ricevuto! Una volta chiama la polizia dicendo di andare a casa perché ci avevano messo una bomba davanti all’appartamento! C’erano anche queste cose qui. Invece quando ho dato il rigore contro il Milan all’ultima giornata, che ha perso il campionato, ero in officina (in via Spezia avevo un’officina grande) e passavano delle macchine che buttavano della roba, spaccavano i vetri ecc.
Io ho un libro che mi ha dato Bruno Raschi, che è stato vice direttore della Gazzetta dello Sport, che parla di violenza negli stadi e corruzione già nel ’30! A parte questo, Bruno per me è stato un maestro, lui e l’avvocato Barbè, che era giudice, mi hanno dato non una mano, di più. Sai, dopo le partite devi scrivere un referto, dire cosa è successo dal primo all’ultimo minuto. Io ho fatto la prima media, e, soprattutto quando andavo all’estero, non era semplice. Loro mi dicevano: “scrivi pure un po’ di italiano, un po’ di francese e non ti preoccupare che ci pensiamo noi”. Questo perché mi stimavano, perché credevano in me. Perché l’arbitro deve esser bravo prima, durante e dopo. Per scrivere un referto devi essere come un cronista!
Lei nonostante i fasti della serie A, le partite europee e le Olimpiadi, ancora oggi arbitra la finale del torneo dei Quattro Cantoni di Urzano.  
Sì, sì, bisogna essere umili. Ero internazionale e arbitravo le finali dei Quattro Cantoni! I miei capi non volevano, “ma dai - dicevo - sono tutti amici, come faccio a dire di no!”. Tra le altre cose io sono stato uno degli artefici del campetto di Urzano, circa 25-30 anni fa, quando ero ancora arbitro. Ho portato su il Torino, il Brescia, la Sampdoria, il Parma… non erano qui in ritiro, li invitavo io a fare delle partitine, e poi, sai, tutti i santi vanno a finire in gloria: salame, torta fritta…
Quest’anno [2008] sono 17 anni che facciamo i Quattro Cantoni. Quest’anno, inoltre, il torneo si è ampliato con gare di briscola, scala quaranta, tennis tavolo e bocce, oltre al calcio. E La Costa ha vinto tutto! Solo nel tennis tavolo siamo arrivati secondi.
Forse non tutti sanno che una volta smesso di arbitrare nei campi da calcio si è dedicato ad alti livelli anche ad altri sport.
Sì, certo. A proposito, nei prossimi giorni devo andare a Pisa per ricevere il premio “Nozze d’oro” per la mia lunga attività sportiva.
Per otto anni ho fatto il Giro d’Italia come direttore degli arrivi e partenze. Poi ho fatto quattro anni presidente della lega Nazionale Pallavolo. Io fin da giovane ho sempre fatto sport: lotta greco-romana, nuoto, atletica, calcio. Cioè, io nasco dallo sport, l’arbitro l’ho fatto per caso, ed è quello che è venuto meglio. Perché? Perché conoscevo i fondamentali, conoscevo lo sport.
Ci racconti delle Olimpiadi.
Io ho fatto quelle di Montreal, nel 1976, che sono state le prime ad essere trasmesse dalla RAI a colori. Qualche volta andavo al villaggio, perché avevo accesso. Dentro c’era di tutto, fuori si mangiava a una qualche maniera. Mi ero fatto amico con dei ragazzi di Campobasso che erano alla porta, e tra loro c’era anche Di Pietro, che era un ragazzino! Tonio lo chiamavamo. Era lì a fare il boscaiolo, poi un po’ studiava. E’ un uomo umile.
Poi, dopo le Olimpiadi son diventato Cavaliere, dopo l’Europeo Commendatore, e adesso sono Grande Ufficiale, che mi fa sbudellare dal ridere! Tornato dalle Olimpiadi avevo 48 anni: Commendatore! Per me era un titolo solo per vecchi! Sono anche Accademico Olimpionico: ogni tanto mi chiamano a Bologna a Perugia o dove, a Scienze Motorie, e vado a spiegare i comportamenti, l’educazione sportiva, il motto di De Cubertein ecc. (a volte dicono “Docente Alberto Michelotti”: loro non sanno che ho fatto la terza in treno!).
Quale è stata la trasferta più lunga che ha fatto?
Sono stato diverse volte in Africa, ma la trasferta più lunga è stata forse in Brasile, ho fatto  una Coppa Intercontinentale, c’era Cruzeiro - Bayern Monaco, i campioni d’America contro i campioni d’Europa. Da una parte c’era Pelè, dall’altra Beckenbauer. Era verso la fine della mia carriera. Ha vinto il Bayern 1-0.
Poi ho fatto anche delle partite interne del torneo brasiliano. Quando c’erano partite importanti del Santos, del Botafogo, del Flamengo… mi chiamavano.
Succede ancora che un arbitro vada a dirigere un incontro di campionato all’estero?
Recentemente Collina lo ha fatto, ma capita molto raramente.
Poi ti dirò, gli ultimi anni ero sempre all’estero, andavo in Grecia, in Turchia, a fare le partite del loro campionato. In tutto ho fatto 96 gare all’estero, fra nazionali, coppe e queste che ti dicevo. In serie A invece ne ho fatte 145-146. In questo modo ho girato il mondo, ma non ho mai fatto ferie! Le mie ferie erano quelle lì. Da noi ho fatto anche quattro finali di Coppa Italia.
Avevo arbitrato anche la finale di Coppa Uefa tra Borussia Mönchengladbach e Stella Rossa, 1-0, nel 1979.
Mi sono sempre chiesto: le divise da arbitro che indossavate allora, non facevano caldissimo?
Oh, facevano un caldo!
Situazioni imbarazzanti?
Certo, una volta ricordo di aver annullato un gol alla Lazio con la Juventus che era regolare. Il mio assistente lo ha segnalato e io ho fischiato, invece poi l’ho rivisto e non c’era fuorigioco.
Che rapporto aveva con i guardalinee?
Sicuramente bello. Tieni presente che noi avevamo i nostri collaboratori fissi, io ho avuto un assistente dodici anni. Pensa, giocavamo insieme nel Parma, poi nel Parma Vecchia, nel Fidenza e poi in serie A. Poi ho avuto Gigi Battilocchi per dieci anni. Avevamo dei codici gestuali per intenderci da lontano, io non andavo dal guardalinee tutti i minuti come fanno oggi. Bastava che lui mettesse la mano sulla pancia, per esempio, che sapevo che aveva bisogno.
E chi li sceglieva?
Allora, quando sei così così, te li impone la Federazione, poi me li sceglievo io.
Quali sono le caratteristiche fondamentali per essere un bravo arbitro?
Meglio esser severi che buoni. Se vuoi avere stima devi essere severo ma fare le cose giuste, poi ci sta anche l’errore, è umano. Sono cose che devi fare con professionalità anche se non sei professionista, come me, e tanta buona fede, allora ti rispettano. Ti pare giusto che i grandi han sempre ragione e i piccoli no? Quando arbitravo squadre piccole come l’Ascoli e l’Avellino i ragazzi dicevano: “Oggi c’è Alberto, dai che ce la giochiamo!”, perché spesso c’era il problema della sudditanza psicologica dell’arbitro nei confronti delle grandi squadre.
C’era corruzione nella classe arbitrale?
Quelle sono cose vecchie come il mondo.
Specie in Algeria, Marocco, Tunisia, Grecia ecc. succedeva. Una volta vado a fare Marocco - Algeria, era una partita per le qualificazioni olimpioniche, una partita molto sentita dai paesi africani. Mi chiama il mio capo e mi dice: “Alberto ci devi andare solo tu”. “Ma no, mandaci un altro!”, oh, c’era la guerra in corso per la conquista del Sahara! C’erano 20000 militari intorno al campo. Comunque, quando sono là uno mi avvicina e dice: “Qui c’è una villa, per noi è questione di vita o di morte, dobbiamo vincere la partita, ti diamo una villa a Marrakech”. Io e i miei assistenti siamo andati via indignati. Il giorno dopo un giornalista italiano mi fa: “Michelotti, si rende conto che partita sta per fare? Se non fa vincere questi ce li avrà in coscienza!”. Pensa! Abbiamo giocato, il Marocco ha perso 3-0. Dopo dieci minuti, rigore contro!
Passiamo alle curiosità: un personaggio del mondo del calcio che le è particolarmente caro?
Io sono molto affezionato a Giancarlo De Sisti, non so se te lo ricordi, è stato capitano della Roma, della Fiorentina… ha giocato in Nazionale… un gentleman veramente. Quando ho smesso di arbitrare mi ha mandato una fotografia con dedica chiedendomi se adesso potevamo darci del tu. Era una gran persona. Ero molto affezionato anche Giacinto Facchetti, un altro gentleman veramente. Con lui ho fatto la prima partita tra Europa e Resto del Mondo, eravamo gli unici due italiani in campo.
E uno con cui non ha avuto un bel rapporto?
Chiarugi. Diceva che gli avevo rovinato la carriera! Era successo che un giorno, tutte le volte che lo toccavano volava per terra, e siccome eravamo a Napoli (lui allora giocava lì), mi poteva anche creare dei casini nel dopo partita. All’ennesima caduta gli ho detto: “Non ti butto fuori, ma non te ne fischio una fino alla fine della partita anche se ti sotterrano in area!”. Su certe cose bisogna andare duri, se no ti fai prendere in giro. Poi una volta questa cosa è saltata fuori e io ho risposto che non soffrivo di “chiarugismo”, e ho inventato il chiarugismo! Però sono stato squalificato un mese. I miei superiori mi hanno dato ragione, ma non potevo dire una cosa del genere. Poi però abbiamo fatto pace.
-Chiudiamo questa chiacchierata con la sua passione per la musica e per Giuseppe Verdi.
E’ da quando sono un bambino che seguo il teatro. Sono membro del “Club dei 27”, dove sono Don Carlos. Il Club è nato nel ’58 ed è un gruppo di appassionati verdiani in cui ognuno impersona un’opera. Siamo in 27 come le opere del Maestro e ci troviamo nel nostro “covo” per ascoltare la musica, cantare ecc. Organizziamo anche diversi eventi con le scuole, e nella nostra sede abbiamo ospitato alcuni dei più grandi artisti mondiali.

Sopra: Alberto michelotti, con l'amico Alberto Catellani, mostra il gagliardetto della "I dia mundial del futbol" giocata a Barcellona il 31-10-1973.
Pallone della gara Belgio-Olanda (1-2) 22 maggio 1976. Notare le scritte: arbitro Alberto Michelotti,  guardalinee Paolo Casrin e Luigi Agnolin, saliti poi ai vertici della carriera arbitrale.
Sotto: Michelotti con Giancarlo De Sisti, uno dei calciatori da lui più apprezzati.
Alberto Michelotti in una delle sue prime gare nella massima serie.
Michelotti tra Michel Platini e Marco Tardelli il 23 marzo 1988. Si trattava della gara per l'addio al calcio di Platini, tra l'Italia campione del mondo 1982 e una selezione di campioni internazionali. Si giocava allo stadio Marcel Picot di Nancy. Per salutare l'asso francese, tra tanti fuoriclasse, scendevano in campo assieme anche Maradona, Pelè, Zoff, Bechembauer e Boniek.
Michelotti da "Catellani Incisioni"  con la fiamma olimpica delle olimpiadi invernali di Torino 2006